Buongiorno lettori e lettrici,
oggi vogliamo presentarvi Francesca V. Capone.
INTERVISTA VELOCE A… FRANCESCA V. CAPONE
-
Chi sei?
Una semplice mamma trentenne di Roma (leccese d’origine) che adora l’amore della sua vita, incontrato ormai nove anni fa. La mattina lavoro a domicilio come assistente sanitaria di una coppia d’anziani che, in questi ultimi anni, mi hanno insegnato tanto sulla vita. Non ho grandi hobby. Non corro, non cucino e non sono fissata con nulla in particolare: la mia unica dipendenza sono i libri e la scrittura. Una dipendenza che va avanti da venticinque anni.
-
Come e quando ti sei avvicinata al mondo della scrittura?
Ormai da più tempo di quanto vorrei ammettere, la vecchiaia avanza. Parliamo di tredici anni fa, quando ne avevo diciassette e frequentavo il quarto superiore al Liceo Classico Virgilio di Lecce.
Ricordo che vagavo su Internet, pochi giorni prima dell’inizio della scuola. Mi sono ritrovata per caso su EFP, all’epoca il più famoso sito di scrittura amatoriale, Wattpad manco era in programma di nascere. In un lampo ho scoperto il mondo delle fanfiction, quelle storie scritte dai fan di libri, fumetti o film famosi. In un attimo mi sono messa a scrivere un’assurda fanfiction su Ufo Baby, un anime che mi era piaciuto da impazzire. Pochi mesi dopo ho scoperto le “storie originali” e mi ci sono buttata, creando “Il figlio della prof”. Con mia grande sorpresa, quella storia, scritta per gioco, era arrivata tra le prime del sito in pochissimo tempo.
Qualche anno dopo ho dovuto abbandonare la scrittura per la nascita di mio figlio. Avevo solo 23 anni e non avevo idea di come si gestisse un neonato, quindi – sarà stato anche l’istinto di protezione mentale – ho deciso di abbandonare la scrittura. Non volevo più saperne. Poi è stata lei a tornare da me. Nel 2014 mi è stato chiesto di scrivere un libro basato sulla sceneggiatura scritta dal mio compagno e dai suoi colleghi. Quel romanzo non ha avuto molto successo ma mi ha dato la spinta per riprendere. Nel 2017 è uscito il mio primo romanzo La filosofia di Zorba edito con Youcanprint e nel novembre 2019 ho deciso di andare su Amazon con Chocolat Blanc. Ha avuto un successo inaspettato e ampio, ancora oggi le letture e gli acquisti non sono calati. Quindi, secondo voi, avrei mai potuto evitare la stesura e l’uscita di Scommetto che mi ami?
-
Con quale personaggio dei tuoi libri ti identifichi di più e perché?
Come dico sempre non esiste un unico personaggio in cui mi identifico. Ogni protagonista e ogni personaggio secondario ha qualcosa di me, miscelato con caratteristiche di persone che conosco. Una sorta di meshup letterario. Se dovessi rispondere di getto a questa domanda direi che i più vicini al mio carattere sono Massi in La filosofia di Zorba e Romeo insieme alle sue mamme (sì, ne ha due) in Chocolat Blanc. Di solito le protagoniste femminili non hanno nulla o quasi di me, solo alcune idee o passioni, ma evito di dare il mio carattere alle protagoniste. Anche perché neanche io ho ancora capito come sono fatta – sono parecchio squilibrata – quindi sarebbe impossibile dire che quel determinato personaggio mi somiglia in assoluto.
-
Hai altri progetti in vista?
Con Chocolat Blanc ho imparato l’importanza delle novelle che spiegano fatti antecedenti o successivi al romanzo. Sono brevi e facili da scrivere. Anche per Scommetto che mi ami ho in mente una bella novella per completare al meglio la storia di Dante e Alex, hanno ancora qualcosa da dire questi due. Il titolo è provvisorio ma credo che la chiamerò Scommetto che mi dirai di sì, spero di pubblicarla a Ottobre. Oltre questo, ho già in mente ben due trame per altri romance, uno sicuramente avrà come protagonista Nelson Fitzroy, il miglior amico di Dante Cherubini in Scommetto che mi ami. Se poi vogliamo guardare ancora più avanti nel futuro… Ho un progetto segretissimo in collaborazione con il mio compagno, che ha un altisonante diploma in sceneggiatura, anche se in Italia non si riesce a lavorare in quel campo. Non dico nulla, solo che sarà un fantasy romance enorme, un po’ alla Shadowhunter o alla Twilight tanto per intenderci.
-
Ti piacerebbe scrivere un altro genere letterario o preferiresti rimanere sul romance? In caso volessi cambiare, che genere vorresti scrivere?
Il fantasy è di certo il mio genere di lettura preferito dopo il romance. Come ho anticipato prima, mi sono già cimentata nella stesura di un fantasy ma ero ancora troppo acerba per un genere complesso e articolato come questo. Non avevo ancora capito la mia propensione per la prima persona durante la narrazione e la facilità con cui scrivo al presente. Al passato, il mio stile non rende e me ne sono accorta solo con l’uscita di Chocolat Blanc. Quindi sì, sicuramente un giorno ci riproverò anche con il fantasy, ma sarà il fantasy romance il prescelto e non il fantasy puro. Per adesso, comunque, per una questione di comodità e guadagno – sono sincera, il romance scritto bene rende molto, economicamente – pubblicherò ancora un paio di romance prima di cambiare genere. Il romance non lo lascerò mai, sarà il fantasy ad aggiungersi.
-
Puoi parlarci della creazione dei personaggi in “Scommetto che mi ami”? Chi preferisci, perché, che cosa ti ha dato ciascuno di loro?
La creazione di tutti i personaggi? Sono tantissimi.
Dante Cherubini, il vero protagonista, è stato il più semplice da creare. Era già apparso in Chocolat Blanc e più o meno lo avevo già caratterizzato anche se si intravedeva in un paio di scene e niente più. Dante è, lo ammetto, il mio personaggio preferito tra tutti quelli che ho inventato. È la perfetta riproduzione del mio compagno e se amo lui posso non amare Dante alla follia? Molte delle sue riposte e dei suoi atteggiamenti appartengono a Jacopo, lui è proprio come Dante. Quindi direi che mi ha dato l’amore, quello vero.
Alex Turner è stata una conseguenza naturale. Lei è l’unica di cui Dante poteva innamorarsi davvero perché lo capisce nel profondo. Non è un personaggio dallo spessore straordinario ma perché tutta la scena se la prende Dante, com’è giusto che sia. È un’infermiera dedita al lavoro, lo prende quasi come una missione, ma è molto equilibrata. Non mi piacciono le protagoniste svampite e imbranate. Mi piace leggerle ma non scriverle. Alex mi ha donato un grande senso di tranquillità.
Poi ci sono tutti i personaggi secondari. La contessa Fitzroy è ispirata a mia nonna, e Tristan Longwood, il migliore amico gay di Alex, è un bonaccione di mezza età che si comporta quasi da madre nei confronti dei protagonisti. Ci sono, inoltre, Giulio e Dafne. Giulio si può dire che è un cucciolo ancora bisognoso di insegnamenti, sentimentalmente stitico, che combina un disastro dopo l’altro, ma dotato di una grande intelligenza. Forse per lui ho preso tanto da mio figlio, ha solo sette anni. Dafne è un uragano, la migliore amica che sprona sempre ad agire. Avevo una coinquilina come lei ed è stato semplice renderla al meglio.
Insomma, alla fine della fiera, i miei personaggi sono esperienza pura. Sono il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Io do’ loro forma e loro mi restituiscono una grande felicità e un grande appagamento. Mi piace inserirli in modo che tutti abbiano il loro posto e la loro ragion d’essere, in un perfetto equilibrio di causa effetto.
-
Parla di quello che vuoi.
Mai lasciarmi lo spazio per dire ciò che voglio perché poi tendo ad essere bacchettona. Adesso sono affari vostri!
Affrontiamo un argomento facile facile… Essere autori emergenti!
Qualche anno fa se volevi diventare scrittore c’era la casa editrice oppure… La casa editrice. Altri modi non esistevano e anche le case editrici erano poche. La selezione era dura e difficile. I pochi che riuscivano ad entrare nel giro, quasi sempre proponevano prodotti di qualità.
Oggi ci muoviamo nella giungla più fitta. Esistono numerosi modi per iniziare l’attività di scrittore e, comunque, bisogna combattere contro le grosse case editrici per emergere. È dura, molto dura. Senza contare il pregiudizio verso le pubblicazioni in self. Si pensa che i prodotti self siano sgrammaticati, senza senso e privi di struttura perché non hanno il marchio di una casa editrice. Vi posso dire che io pago un editor (come altre autrici) quindi i nostri prodotti in quanto a forma sono corretti quanto quelli di case editrici, se non migliori in certi casi.
Per aiutare i miei colleghi emergenti sono persino diventata bookblogger perché tanti libri meriterebbero di avere lo stesso successo di chi pubblica con Newton, Mondadori, Feltrinelli e tutto il carro al seguito.
Qui vorrei semplicemente fare una piccola strigliata ai nuovi autori emergenti che si affacciano sul mercato, cosa che ho fatto anche nei ringraziamenti di Scommetto che mi ami. Escono decine di romanzi al giorno, non sto scherzando, questa è la realtà. Per emergere (non per niente siamo “autori emergenti”) bisogna lottare tutti i santi giorni, tutte le ore e tutti i minuti dell’anno. Nessuno farà la promozione al vostro posto, nessuno comprerà il vostro romanzo solo perché mandate un messaggio su Instagram con “Ciao! Questo è il link del mio romanzo! Acquistalo!” e soprattutto nessuno di noi ha scritto un best seller o il libro della vita.
Io ho raggiunto dei grandissimi risultati. Mi ci sono voluti tre anni di sudore e lacrime (letteralmente, perché d’estate il ventilatore mi fa sudare lo stesso e mi fa lacrimare gli occhi), mi sono scontrata con la verità che tante autrici romance in self sono brave quando me e con la cocente realtà che aver pubblicato un romanzo non significa nulla se non si è preparati alla guerra.
Quindi, autori, rimboccatevi le maniche e datevi da fare. Non basta aver scritto, per avere successo e non basta fare i nuovi Manzoni, perché i lettori apprezzino il vostro lavoro.
Tutti possono farcela, è il bello del self, si parte dallo stesso livello. Sta a voi decidere se continuare a nuotare nell’abisso oppure risalire fino alla superficie ed emergere. Ve lo dice una che, nonostante vendite e successo, sta ancora nuotando verso l’alto.
Direi che posso fermarmi qui.
Prendete tutto questo come un consiglio perché vi garantisco che in questo mondo non si smette mai di imparare, soprattutto da chi ci è passato prima di voi.
INTERVISTA A CURA DI:
Lascia un commento