«Allora moretta… sei pronta per la giornata migliore della tua vita?», mi provoca quell’imbecille di Iacopo. Alzo gli occhi al cielo ma non gli do la soddisfazione di ribattere. «Te l’ha mai detto nessuno che ti devi rilassare? Sei più rigida di un manico di scopa!», esclama facendo ridere i nostri vicini di posto.
«Principessa, avresti voglia di usare quelle tue manine delicate per mettermi un po’ di crema?», chiede Nicolas. Noi ragazze ci guardiamo confuse. Ma a chi si sta rivolgendo?
Ludovica, invece, arrossisce vistosamente e tenta di nasconderlo sotto la tesa larga del suo cappello di paglia nero ma lui, non contento, torna alla carica.
«Principessa», ripete indicandola, «sai che sto parlando con te. Cosa ne dici di renderti utile?», la esorta.
«Non sono mica al tuo servizio», ribatte sprezzante tentando di riacquistare un po’ di dignità.
Lui inclina il capo, si passa una mano sul pizzetto e la studia per alcuni istanti, prima di tornare alla carica.
«Peccato! Credo che ti saresti divertita parecchio», esclama strizzandole l’occhio prima di alzarsi e tuffarsi in piscina.
Con lui fuori portata, Ludovica inizia a farsi aria con entrambe le mani finché non si accorge che tutti la stiamo osservando divertiti per quell’inaspettato siparietto.
«Che c’è?», sbotta infastidita. «Non è colpa mia se ogni volta che lo vedo mi parte l’ormone!», dichiara scatenando l’ilarità generale e attirando anche l’attenzione del diretto interessato che sta riemergendo dall’acqua, ma per fortuna, era troppo distante per sentire.
«Onestamente, Ludo, non pensavo che lui potesse interessarti», confessa Gabriela.
«E perché?», chiede perplessa.
«Insomma, tu sei miss perfezione e lui invece, un muratore sexy», replica come fosse una cosa ovvia.
«La timida Gabriela sta mettendo le manette al povero Riccardo», sussurro all’orecchio di Annie, e lei ridacchia. «Voi donne siete in grado di friggerci il cervello».
«Il problema è che voi uomini, non siete in grado di tenervelo nei pantaloni», ribatte facendomi la linguaccia.
«Ah, sì?», dico scattando in avanti e cercando di afferrarla ma mi scivola dalle mani e inizia a correre per il giardino. La inseguo sotto lo sguardo divertito di Fabrizio e Gemma, che se ne stanno tranquilli su una sdraio poco distante. Ammazza se corre! Dopo aver fatto il giro attorno alla piscina, riesco ad acchiapparla e mi vendico facendole il solletico.
«Pietà!», chiede sbellicandosi dalle risate e accasciandosi sull’erba.
«Ritratta quello che hai detto!», la provoco minacciando di continuare a torturarla.
«Non posso», sghignazza, «è la verità! Voi uomini ragionate solo con quello».
«Allora non mi resta che continuare a farti il solletico», dichiaro avvicinandomi di nuovo, ma lei è più veloce, mi afferra per la nuca e mi trascina sopra di lei, incollando le sue labbra alle mie. E niente… ha vinto!
«Annie 1 – Ale 0!», decreta quell’idiota di Iacopo che non è mai in grado di farsi gli affari suoi.
«Annalisa?», mi scuote Marco, «ci sei? Terra chiama Annie, Terra chiama Annie!», prosegue il buffone.
«Sì, scusa. Inzuppa i Savoiardi per cortesia e stendi il primo strato nella pirofila», gli ordino e lui esegue alla lettera.
«Ah, ma lui lo inzupperebbe più che volentieri il biscotto», lo schernisce di nuovo Riccardo.
«Ma la vuoi finire?», lo rimprovero sporcandogli il naso di crema.
E così, ci ritroviamo di nuovo in questa situazione, occhi negli occhi, a respirare ognuno l’aria dell’altro, a riempirci l’anima di questo silenzio fatto solo di sguardi.
«Allora», dice Nicolas con un ghigno diabolico stampato in faccia, «questa mattina, abbiamo appurato che hai un debole per la panna montata, perciò», dice tirando fuori il barattolo da dietro la schiena, «ti sfidiamo a leccare la panna da Alessandro».
«Voi volete vedermi morto!», dichiara alzandosi e raggiungendo Nicolas.
«Sei consapevole che mi stai facendo impazzire?», affermo avvicinandomi sempre di più a quelle labbra invitanti.
Lei annuisce abbandonandosi al mio tocco gentile con il collo in bella vista, un richiamo troppo forte perché io riesca a fermarmi. Inspiro il suo profumo e con il naso le solletico la parte sensibile vicino all’orecchio; la sento fremere sotto di me, non so se per l’aspettativa o il desiderio che sta montando incontenibile anche dentro di me. Quando inarca il collo, è un invito a nozze per me e mi muovo senza esitazione; percorro il suo collo da cigno in tutta la sua lunghezza, lo venero come merita mentre lei trema di piacere tra le mie braccia. Le mordicchio la spalla nuda e ripercorro il percorso al contrario, per ritrovarci occhi negli occhi ansanti.
«Che intenzioni hai?», chiede con un filo di voce.
«Non preoccuparti, non ti bacerò. Non questa volta perlomeno. Quando lo farò, sarai tu a chiedermelo», dichiaro con una sicurezza che non mi appartiene.
«Perché no?», la sento vacillare.
«Voglio che tu sia sicura di quello che vuoi, non preda di un momento di desiderio», rispondo prima di ricompormi e lasciare la stanza.
Allontanarmi da lei e dal suo corpo, è stato difficile e doloroso. Ogni fibra del mio essere desidera starle accanto, stringerla tra le braccia e tenerla al sicuro. Voglio essere colui che l’aiuterà a sconfiggere i suoi demoni e a vincere le sue paure, che le starà accanto e la renderà felice. Farei qualsiasi cosa per vedere ogni giorno uno dei suoi sorrisi e sapere che sono rivolti solo a me e a nessun altro.
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