Quando Claudia e Michela s’incontrano per la prima volta, chine sul parapetto di un balcone, di una cosa sono certe entrambe: dietro quella facciata d’indifferenza si nasconde il cuore di un sopravvissuto. E un sopravvissuto vive come viene, fatica a stare in equilibrio. Michela trova le parole giuste nell’amore. Claudia vi trova il modo di arginare un senso di solitudine che non le dà respiro. Ciò che entrambe non sanno, però, è che l’amore può rivelarsi una scintilla pericolosa. E se distruggere fosse un atto più puro e caritatevole dell’amare stesso? Come si fa a lasciar andare il proprio carnefice?
Può un amore distruggere se stessi?
Può un amore creare distanze?
Claudia e Michela.
Un amore così grande, incapace di rendere amore.
Si può amare tanto e amarsi male?
“Ti ho fatto male perchè ti amo.”
“Ci siamo tradite e distrutte a vicenda. Lei è la mia carnefice ed io la sua.”
Prima di amare gli altri bisogna amare se stessi.
Un libro che fa riflettere sul vero senso dell’amore.
Un libro che ti tiene in bilico tra ragione e sentimento, tra mente e cuore.
Un libro che devasta l’amore, lo ricompone e lo abbandona.
Una visione introspettiva dell’amore, eppure una visione distorta della vita, dove l’amore infligge dolore.
Un libro che ti emoziona ad ogni pensiero della protagonista, alla sua voglia di salvare l’insalvabile, al suo spirito combattivo e alle sue lacrime di arresa.
Scritto interamente dal Pov di Michela, il libro ci emoziona e ci fa vivere un amore tormentanto e impossibile, domande a cui non vi è la giusta risposta.
Ho letto con il fiato trattenuto rilasciandolo e sentendomi libera alla parola fine.
A volte il giusto epilogo è la fine.
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