Olimpia è una donna che, raggiunti i quarant’anni, decide di fermarsi a ricordare le tappe salienti della sua esistenza, a partire da un’infanzia idilliaca vissuta tra Parigi e Roma. Cresciuta in una famiglia che l’ha sempre spinta a inseguire i propri sogni e l’amore in ogni forma possibile, si ritrova a fronteggiare il primo grande ostacolo quando, a vent’anni, finisce nel mirino di Stefano, uno stalker implacabile. La sua inquietante presenza rischia di mettere in pericolo non solo l’incolumità fisica di Olimpia, ma anche il suo approccio alla vita di tutti i giorni, dagli atteggiamenti al modo di relazionarsi agli altri. La ragazza, appurata l’impossibilità di ricevere aiuto da chi dovrebbe proteggerla, comprende di poter contare solo sulle proprie risorse per trovare la soluzione a un dramma vissuto, come emerge dalle cronache, non soltanto da lei. Una storia di resilienza, un dipinto dai tratti decisi, amari e allo stesso tempo colmi di speranza e vitalità, una dimostrazione di come i buoni sentimenti e la forza delle donne possano far fronte a qualsiasi avversità.
Di questo romanzo lessi la sinossi senza vederne la copertina e la storia mi aveva in un certo modo incuriosito. In un secondo tempo presi visione della cover e non ne rimasi molto colpita.
Solo dopo aver letto il racconto, riuscii a comprendere il valore di quell’immagine.
Premetto che si tratta di un racconto breve, circa una settantina di pagine, quindi si legge abbastanza rapidamente.
Al primo approccio delle pagine, e in particolar modo della prefazione, rimasi un po’ “stordita” (ammetto di essere un po’ strana nel mio approccio alle letture e questo è probabilmente un mio difetto e non dell’autore) dall’annuncio dell’autrice che aveva scritto un altro romanzo inerente la storia di un gigolò, il quale poi all’ultimo momento decise di non autorizzarne la pubblicazione cosi lei desiderosa di esprimere la sua passione, desiderio e voglia di scrivere, scrive questo racconto.
Non reputo necessario suscitare curiosità su una storia che non viene pubblicata (indipendentemente dalle motivazioni) usando la cosa come prefazione, su come e perché questo racconto fosse nato. Ma ripeto si tratta di una mia personale opinione (anche perchè ora son curiosa di leggere questa misteriosa storia che non verrà condivisa con nessuno e la cosa mi “turba un tantino).
Scherzi a parte passiamo alla recensione della storia.
Olimpia, la protagonista, è una ragazza serena, felice, con tanti sogni nel cassetto, tanti progetti da realizzare, che si troverà alle “calcagna” uno stalker che le farà comprendere quanto sia in realtà fragile, vulnerabile e soprattutto sola. Nessuno tra le persone che avrebbero dovuta proteggerla si rivelerà all’altezza di poterlo fare e lei, giovanissima e impaurita dovrà trovare la forza di affrontare e combattere tutto da sola.
Una storia purtroppo, molto comune e attuale ai nostri giorni, il che ci rende tutti molto più vulnerabili alle emozioni della protagonista, alle sue paure e ai pericoli in cui si troverà nel corso degli eventi. Un racconto breve che ci espone una realtà visibile di una invisibile minaccia di cui molte donne sono vittime. L’autrice è stata brava ad esprimere emozioni, dolore, paura e voglia di rinascita della protagonista, ma sarebbe bello se questo racconto fosse una piccola bozza di un nuovo romanzo perchè ci sarebbe ancora molto da esplorare, da raccontare… molto da scavare dentro i vari personaggi e su ciò che li porta ad essere ciò che sono. Mi auguro che l’autrice non rimpianga troppo il fatto di non aver potuto pubblicare il suo precedente romanzo, che trovi la voglia e la forza di riprendere in mano questo racconto e di farne qualcosa non solo di bello e speciale, ma soprattutto di utile a tutte le donne, le figlie, le mogli e le mamme che si trovano nella stessa sfortunata situazione, e purtroppo ce ne sono molte.
Il mio voto è di 3 stelle per il semplice fatto che si tratta di un racconto che urla la voglia di diventare un romanzo.
Il giorno che questo accadrà io sarò tra le prime a volerlo leggere.
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