Caius non è proprio sicuro della sua vocazione monastica. Certo, apprezza la sua vita di studio e lavoro all’interno della remota comunità di Fara, ma nelle sue vene scalpita lo stesso sangue guerriero degli antichi antenati romani, ed è solo tra le braccia del gentile amico e amante Leof che riesce a trovare un po’ di pace. Quando però Leof viene ucciso dai vichinghi durante una razzia, Cai non è per niente disposto a porgere l’altra guancia e desidera solo potersi vendicare. L’occasione gli si presenta quando si imbatte in Fenrir, un giovane pirata vichingo in fin di vita e abbandonato dai compagni sulla spiaggia. Ma invece di impugnare una spada e cercare quella giustizia che il suo cuore tanto brama, Cai si trova a disobbedire al suo stesso abate e a usare le sue abilità di guaritore per salvare il proprio nemico. All’inizio, il vichingo ripaga la sua generosità con un atteggiamento sdegnoso e aggressivo, ma con il passare del tempo, si lascia conquistare dalla sua generosità; mentre Cai, che aveva abbandonato l’idea di poter amare ancora, sente nascere dentro di sé una nuova e profonda attrazione. Nonostante il sentimento sbocciato tra loro, però, Fen non riesce a dimenticare la lealtà che deve alla sua gente e fa di tutto per scoprire il segreto di Fara: un potente talismano che potrebbe rendere i vichinghi invincibili e distruggere per sempre il loro amore.
Due civiltà diverse, due uomini abbandonati, soli, si trovano a confrontarsi e ad innamorarsi, in un’epoca in cui guerre e razzie sono all’ordine del giorno. Uno è un monaco poco convinto della veridicità di certe idee, che considera estreme, l’altro un pirata vichingo lasciato a morire sulle spiagge alla base del monastero del primo. I due si ritrovano, più o meno inconsciamente, a salvarsi l’un l’altro, a scoprire che c’è di più oltre a quello che hanno sempre saputo.
Bella storia d’amore, con qualche colpo di scena. Personaggi ben descritti e ben delineati.
Interessante sovrapposizione tra naturale e sovrannaturale, anche se avrei preferito sapere di più della vecchia saggia.
Ciò che non mi ha permesso di apprezzarlo fino in fondo è stata la lentezza della narrazione e il susseguirsi di eventi con tempistiche diverse. Ne succedono tante in più di 300 pagine, ma non in modo flessuoso. Si parla tanto di una storia, accennandone un’altra per poi parlarne ad un certo punto, ma senza approfondirla…
Penso che leggerò altro di questa autrice, perché scrive bene. Le darò sicuramente un’altra chance.
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