Il 9 marzo del 2020 il governo ha dichiarato zona rossa l’intero territorio italiano. È scattato così il lockdown, una misura che ha coinvolto l’intero Paese e costretto tutti a modificare le proprie abitudini per fronteggiare il Covid-19. In prima linea, a contatto col pubblico, sono però rimaste alcune categorie professionali: questo diario riporta la testimonianza di Monica, cassiera di un supermercato di Viterbo. Scorrendo le pagine si rivivono le tappe salienti di un periodo difficile e atipico: tra i tanti clienti ligi al dovere e rispettosi del lavoro altrui, sono apparsi alcuni “personaggi” per nulla persuasi dagli inviti alla prudenza… Malgrado ciò, dietro alla mascherina il sorriso della protagonista si è propagato nei gesti di una quotidianità da riscrivere, da affrontare con la consapevolezza che dietro allo spettro della pandemia è possibile scorgere un nuovo inizio.
Ho davvero apprezzato questo diario e la capacità dell’autrice di regalare sorrisi e spensieratezza in un racconto che spiega perfettamente la sofferenza e la rabbia dietro ad un periodo storico che ci vede spaventati, soli e rincoglioniti… si può dire?
Lavorando al pubblico anch’io, mi sono ritrovata in quello che prova l’autrice, credo ad ogni parola che ha scritto, perché l’ho vissuta sulla mia pelle. Quando racconto a chi non è del settore, quello che combina la gente, sono in molti a credere che io esageri: sappiate che non è così. Trovarsi dietro alla cassa, che sia di un supermercato o di un negozio, fa inasprire e sconcerta: a volte non ci crediamo neanche noi a quello a cui assistiamo e ha ragione la Saraca quando dice che in questo periodo la gente sopporta di meno e si arrabbia di più. È vero.
È vero anche che questo virus ci sta portando via le nostre abitudini. Il fatto di dover, per forza, presentarsi a comprare un solo prodotto o quei soliti cinque perché il cliente deve uscire di casa, ci fa arrabbiare, perché noi andiamo a lavorare mantenendo la distanza di sicurezza, portando per tante ore la mascherina, distruggendoci le mani a forza di gel e alcol e a fine serata speriamo di non aver contratto niente da quei “simpaticoni” che escono perché non riescono a capire che si deve stare dentro casa.
Questo diario è uno spaccato di vita di soli tre mesi. Se riflettiamo sul fatto che non è cambiato molto da un anno a questa parte, forse capiremmo anche che certi comportamenti avremmo dovuto cambiarli già da subito. Ma non è troppo tardi.
Bravissima Monica Saraca per aver raccontato la realtà dei fatti con il sorriso sulle labbra ed essere riuscita a metterlo anche sulle nostre. Grazie per averci reso partecipi di una verità che molti non capiscono o meglio, che non vogliono capire. Se siamo ancora qui, un motivo c’è e si trova anche tra i carrelli di quelli che, a fare spesa, devono andarci tutti i giorni.
Consiglio a tutti questo libro, sia per riflettere che per capire.
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