Anno 2119. Dopo una lunga serie di catastrofi ambientali, pandemie e sconvolgimenti di ogni sorta i superstiti sono stati costretti a sottomettersi a un regime ingiusto ma stabile, liberamente ispirato al feudalesimo.
La società è formata da un centinaio di milioni di arcimiliardari onnipotenti e tre miliardi di migranti ambientali senza diritto di voto, raggruppati in grandi campi di accoglienza, sui lembi di terra risparmiati dall’innalzamento delle acque. Fra i ricchissimi la fanno da padroni gli azionisti del Consorzio delle multinazionali che controllano il web.
Gli unici che si oppongono al Consorzio sono i giornalisti di Holly, il solo organo di informazione concepito e scritto da esseri umani invece che da robot. E quando il Consorzio sta per mettere in rete un nuovo algoritmo, in grado di eliminare definitivamente il libero arbitrio, le poche speranze di salvezza sono nelle mani di Tess, bistrattata redattrice di una rubrica sui gattini…
Accanto a Tess e agli altri giornalisti di Holly, incontreremo famiglie di migranti europei e newyorkesi, ingegneri del marketing e dei big data, azionisti spietati e riccastri spiantati, bambini e algoritmi, hackers e haters. E saranno tutti coinvolti da una catena di avvenimenti che può portare alla fine della specie che si è autodenominata Sapiens…
Trovo sempre geniali le trovate degli autori di distopie, e anche stavolta sono soddisfatta.
La realtà presentata nelle prime pagine del libro mi ha colpito subito e spinta ad andare avanti per conoscere ogni dettaglio della civiltà immaginata dalla Guzzanti.
L’allegoria è chiara e attualissima, e l’impatto che questo mondo distopico ha sul lettore è immediato.
L’organizzazione della nuova società è semplice, tanto assurda quanto credibile e, per questo, molto allarmante. Non trovo affatto difficile credere che tra cinquant’anni ciò che ho letto in questo romanzo dalla copertina sgargiante abbandoni la fiction per diventare storia. Le scene esagerate vissute dai protagonisti sembrano la diretta evoluzione della strada intrapresa da noi, oggi.
Poco dopo la metà, la scintilla accesa dalle prime pagine si è affievolita, ma nel complesso ho apprezzato molto la lettura.
Come in ogni distopia, le immagini dipinte in modo apparentemente “innocente” nascondono una sottile critica alla società, un giudizio sull’attualità che è anche un monito per il futuro, e spero venga colto dal maggior numero di persone possibile.
Il tutto viene descritto con una penna asciutta e lineare, quasi adatta anche ai bambini per la sua semplicità. Questo, in effetti, è stato l’elemento che mi ha convinto meno. Non sono un’amante degli stili così elementari, preferisco un linguaggio leggermente più elaborato, ma credo sia stata una scelta voluta. Vista l’importanza del tema trattato e la provocazione che vuole lanciare, condivido la necessità di rendere la narrazione il più diretta possibile proprio nell’intento di arrivare a tutti.
Diversi passaggi mi hanno fatto riflettere, uno che ho apprezzato molto (e che mi ha fatto venire i brividi) è stato questo:
“Quando un prodotto è gratis, la merce in vendita sei tu.“
Non sarà il miglior libro dell’anno, ma è stata senza dubbio una lettura stimolante!
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