Recensione “Sinfonia in nero” di Paola Gianinetto

 

 

Le note scivolate vibravano nell’aria immobile, violentando il silenzio.

Era la canzone più triste che avesse mai sentito in tutta la sua esistenza e qualcuno la stava suonando per lui. Niente parole, solo corde sfregate, pizzicate, costrette a raccontare dolore e solitudine. Il lamento di chi non possiede più voce per urlare né occhi per piangere. Una sinfonia in nero composta in suo onore, l’omaggio della città della mezzaluna e del jazz. L’ultimo saluto della città dei vampiri.

1941-1942. Il mondo è in guerra e Kyler Ward, vampiro di trecento anni, anestetizza con ogni genere di eccessi il disgusto per una vita immortale che non ha più nulla da offrirgli. È vicino a superare il limite, a dire addio a quel poco di umanità che gli resta e a diventare un mostro a tutti gli effetti. Nemmeno Patrick, l’Antico suo amico e mentore, riesce a tenerlo lontano dal baratro. Finché un giorno, nei bui vicoli di New Orleans, Kyler salva una giovane donna da morte certa. Elizabeth Hayes lotta contro le tenebre che avvolgono il suo cuore, ma queste sono troppo fitte perché l’affetto fraterno che cominciano a provare l’uno per l’altra possa dissolverle. Non c’è speranza per il Principe Oscuro.

A parte, forse, l’amore.

Dopo aver letto l’intera saga dei principi azzurro sangue non poteva di certo mancare la novella dedicata a Kyler.

“Un giorno la smetterai di punire te stesso per un crimine che non hai commesso e forse, quel giorno, troverai la pace.

-Davvero? E sentiamo, quando dovrebbe avvenire il miracolo, Signor Onniscienza?

-Quando proverai qualcosa di ancora più potente dell’odio, della rabbia, del disgusto per te stesso e per quello che sei. Qualcosa che placherà il tuo delirio di onnipotenza e il senso di colpa per aver continuato a vivere e a togliere la vita.

– E che cosa sarebbe?

– L’amore, ovviamente.”

Trascinati nel passato, questa novella è a chiusura della serie e devo ammettere che lasciare questi protagonisti è stata veramente dura.

“Le note scivolate vibravano nell’aria immobile, violentando il silenzio.

Era la canzone più triste che avesse mai sentito in tutta la sua esistenza e qualcuno la stava suonando per lui.

Niente parole, solo corde sfregate, pizzicate, costrette a raccontare dolore e solitudine. Il lamento di chi non possiede più voce per urlare né occhi per piangere.

Una sinfonia in nero composta in suo onore, l’omaggio della città della mezzaluna e del jazz.

L’ultimo saluto della città dei vampiri.”

firma Claudia

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