Dopo aver rinunciato al distintivo ed essere tornato a Los Angeles, la città in cui è cresciuto, Antonio Alvarado non riesce a mettere insieme i pezzi della sua vita. La morte del fidanzato Philip ha lasciato un segno più profondo di quanto avesse creduto, che manifesta con una crescente repulsione per la magia. Per questo, ha scelto di lavorare nel quartiere più dismagico della città: Los Almirantes.
Ma la parte peggiore del passato sepolto a Starlen City sta per tornare a galla e tingere di rosso la Città degli Angeli dietro una scia di efferati delitti firmati con un inquietante hashtag.
Tra vecchi e nuovi amici, una famiglia invadente e Magici che sanno più di ciò che dicono, riuscirà Antonio a risolvere il più grande dilemma morale della sua vita e resistere alle serrate avances del barista Billy Landen, deciso a conquistare il suo cuore chiuso a doppia mandata?
La stagione della caccia è ufficialmente aperta.
Hi readers Sale e Pepe,
Eccoci a parlare di Caccia Aperta, secondo volume della serie I Figli di Giuda, di Melanto Mori, edito da Collana Over The Rainbow.
Avevo ancora in mente tutto ciò che era successo in “Il lusso dell’angelo” (recensione qui https://www.letturesalepepe.com/recensione-il-lusso-dellangelo-figli-di-giuda-1-autore-melanto-mori/) per cui il dolore di Tony per me era ancora fresco, anche per questo forse, la parte iniziale di questo volume non mi ha catturato subito.
È molto più lenta rispetto al precedente libro. Infatti, almeno fino al 45/50% è una presentazione: di Tony, della sua nuova vita, dei nuovi personaggi e un po’ del caso/investigazione che stavolta avremmo dovuto affrontare.
Un’introduzione molto descrittiva, dunque. Io, però, mi aspettavo qualcosa di più movimentato e semplice.
Inoltre, se devo essere sincera, ad un certo punto avrei preso a sberle Tony (ma di questo vi parlo tra un attimo).
Fortunatamente, vi è un cambio abbastanza netto nella seconda metà del libro, la situazione si fa più interessante sia sul piano romance che in quello poliziesco/investigativo.
Ancora più fortunatamente, pagina dopo pagina, vediamo una trasformazione nel personaggio di Tony, che invece inizialmente si era mostrato immaturo e quasi con i “paraocchi” rispetto a quello che stava succedendo, ovvero tante morti di innocenti. Atteggiamento dovuto al dolore della perdita subita (quella a cui mi riferivo all’inizio ma di cui non vi dirò altro per evitare spoiler) che in qualche modo l’ha reso chiuso, incattivito, propenso all’odio piuttosto che alla razionalità.
Da un lato capivo il suo dolore e il suo punto di vista, ma dall’altro non capivo la ragione di ciò che faceva/diceva.
Billy invece, seppur abbia solo una manciata di capitoli raccontati dal suo pov e gli stessi siano molto “misteriosi” mi è sembrato un personaggio più nelle mie corde, con un carattere più maturo, ragionevole e allo stesso tempo gentile, e per questo motivo l’ho apprezzato di più, sin dall’inizio.
Per quanto riguarda la loro relazione, io l’ho trovata ben costruita: insieme sono carini, dolcissimi, ci sono scene tra loro che mi hanno parecchio emozionata e l’ironia dei loro scambi rende anche i momenti più intensi e tristi “leggeri” e romantici.
Per Tony, Billy è quella persona che finalmente gli fa capire che, a volte, per superare il dolore e gli ostacoli della vita si ha bisogno di un aiuto.
“L’anestetico che la sua presenza infondeva al dolore non aveva fine. Era morfina per l’anima. Insinuava un calore che sussurrava quel “sh” a tutti i suoi “Ma a Starlen…”, “Ma Philip…”, “Ma la colpa…”. “
E per Billy, Tony è quel qualcosa che cercava dalla vita, la felicità, ma che non pensava avrebbe mai ottenuto per via di ció che è.
“«Sono arrabbiato perché tu avevi ragione, ma se mi crolla il diritto di odiare, di avere qualcuno con cui prendermela fino alla morte allora… allora che mi resta? Che mi resta, Billy?» Quella domanda se l’era posta anche lui in passato e l’aveva posta alle persone che avevano cercato di aiutarlo quando era stato convinto di aver perso tutto, compresa la speranza. Era l’ultima domanda, quella della disperazione più nera, quando non si sapeva più che pesci pigliare né si vedevano obiettivi all’orizzonte. E le persone hanno bisogno di obiettivi: che siano da raggiungere o mantenere, hanno bisogno di uno scopo. Anche Antonio ne aveva bisogno e lui lo aveva capito subito. [..] «Ricostruire. L’odio serve sempre a poco, non cambia il corso degli eventi né del tempo, e poi… Ti resto io. So che è banale, ma mi vedi, ci sono. Sono dall’altra parte della strada, che siano dieci metri come adesso o ottanta da casa tua: io ci sono.”
Proprio perché la costruzione del loro rapporto non è stata né semplice, per via dei segreti di Billy, né immediata per il passato di Tony (e sinceramente avevo gioito non poco quando era accaduto qualcosa) mi aspettavo un bel HAE.
Un po’ quello avuto da Gayle e Arline (forse anche migliore), con magari un colpo di scena prima, invece mi sono ritrovata con un finale aperto.
Non starò qui a dire cosa è successo, voglio solo sottolineare che il cliffhanger andrebbe segnalato dalla CE perché, almeno, sapendolo, avrei affrontato la lettura in maniera diversa.
Detto questo, la trama di fondo, quella che qui ha avuto il suo avvio col botto, mi intriga ed è certo che avrò voglia di scoprire cosa succederà, ma non poca amarezza mi rimane per le ultime pagine di questo volume. Il mio cuore romance sta soffrendo un po’ e non so se mi riprenderò.
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