Lena ha più o meno trent’anni, lavora come giornalista a Milano e si sente con le spalle al muro. Deve fare una scelta e non pensa di esserne capace. L’unica soluzione che vede è la fuga. Così telefona ad Anastasia, detta Ani, vedova di un collega più grande di lei che le aveva fatto da mentore e le era stato vicino in alcuni momenti difficili: «Posso venire da te, a Trapani?». «Certo che puoi.» Lena arriva in Sicilia. Ad accoglierla un mondo fatto di calore, di odori, di sapori. E una sorpresa. Lei non sarà l’unica ospite di Ani, c’è anche Monsignor Patrick, un vescovo settantenne, anche lui arrivato senza un vero preavviso. Anche lui in fuga. Ma il primo giorno in cui sono tutti e tre insieme Ani ha un malore improvviso, devono portarla d’urgenza in ospedale, rischia la vita. Lena e Patrick restano soli, a studiarsi, conoscersi. Mentre sullo sfondo aleggia una grande domanda: da cosa stanno fuggendo?
Un libro diverso, non il solito romance, ma un libro dove si legge di vita, dolore, rancore, fuga e ricerca di se stessi.
I protagonisti sono due principalmente: Lena che fugge da Milano e Monsignor Patrick che si ritrova a Trapani per cercare, o forse ritrovare, il vecchio se stesso.
Le conversazioni tra i personaggi sono abbastanza complesse, i dialoghi non sono per niente spediti e dietro a parole non dette si nasconde un mondo.
Ultimo libro dello scrittore Perrone lasciato alla revisione e pubblicato postumo, ottimo lavoro come tutti i suoi, un’ impronta su un mondo reale e non romanzato.
Chiudi il libro con un po’ di commozione pensando che non potrai più leggere nulla di nuovo di questo autore che, con la sua flebile ironia e una dimestichezza innata per la scrittura, ha saputo donarci uno spaccato di emozioni e sentimenti mai artefatti ma, anzi, tanto semplici e diretti.
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