Recensione “LA CIVETTA E IL LUPO” di Martina D’Adamo

 

Un gelido mattino nevoso, in un piccolo paese sulle aspre montagne friulane, scompare Sofia, una giovane donna dall’esistenza pressoché invisibile. A dipanare la matassa di certezze, sospetti e incongruenze è chiamato il brigadiere Antonio Carrieri, accompagnato, più che aiutato, dall’appuntato Gennaro Murola. I due carabinieri, spaesati e infreddoliti, brancolando nel ciarpame delle indagini, riescono a comprendere questa piccola comunità ferita e cercano con determinazione la verità, che ad un certo punto arriva, quasi per caso, come piace a lei, superando e stravolgendo ogni aspettativa.

 

 

Sono rimasta colpita dal titolo di questo libro, che ha suscitato in me la curiosità di leggerlo, in quanto rispecchia un misto tra poesia e mistero che ricerco nei libri di questo genere.

In effetti già dalle prime pagine la scrittura dell’autrice si presenta scorrevole e ben articolata, mettendo in piedi un romanzo che si suddivide in tanti brevi paragrafi, nei quali vengono raccontati spezzoni di vita dei vari personaggi che si intrecciano nella storia.

 

La trama di fondo si basa sulla scomparsa di una giovane ragazza di nome Sofia, in un’ambientazione molto ben caratterizzata, tra le montagne friuliane.

A seguire le indagini sarà chiamato il brigadiere Antonio Carrieri, il quale inizialmente non accetta di buon grado l’idea di essere inviato in quel posto isolato e innevato, isolato dal mondo, ma pian piano prende a cuore la storia di Sofia, e durante le indagini ha modo di toccare con mano le vicende che interessano gli abitanti del posto, con le loro sofferenze e i loro sogni nascosti.

Nel libro compaiono parecchi personaggi, alcuni dei quali non hanno un legame diretto con la ragazza scomparsa, ma prendono in qualche modo parte all’indagine attraverso interrogatori o avvicinamenti al brigadiere.

 

Il libro mi è piaciuto, ma se posso azzardare una critica trovo che ci sia un dislivello tra la prosa e la costruzione della trama.

L’autrice scrive davvero bene, è in grado di calare il lettore nel racconto e descrive luoghi e situazioni in modo molto pertinente. Ho trovato invece che l’intreccio sia un po’ meno solido e che il ruolo di alcuni personaggi su cui mi sarebbe piaciuto sapere di più venga abbandonato nel corso della storia.

Per esempio Alfio, con il quale Sofia aveva una relazione, non sembra minimamente coinvolto emotivamente dalla sua scomparsa, così come l’amica Genni, inizialmente addolorata, viene citata in un paragrafo successivo nel quale si conosce di più la sua storia, ma nulla più in relazione all’amica e alla sua scomparsa.

Anche della signora Agata mi sarebbe piaciuto sapere di più, e quali motivi la legavano tanto affettuosamente alla figura del brigadiere.

 

Nel complesso posso dire che è stata una lettura piacevole e mi complimento con laurea per il lavoro svolto, sperando di leggere altri suoi romanzi.

 

 

Il Grigio a Colori

Anna

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