Recensione “Patto di sangue. Cronache del Continente vol. 6” di Francesca Petroni

 

Il sangue. Fonte di vita, espressione di morte. Simbolo arcano di discendenza e retaggio ancestrale porta con sé il potere, ma anche le colpe di chi è venuto prima.

Morgana ha perso tutto, ma queste forze sotterranee continuano a spingerla nelle loro misteriose direzioni. Senza memoria vaga in una terra ostile, sarà la sua possibilità di redenzione o di rivalsa?

 

Ultimo libro della saga “Cronache del Continente”. L’ultimo, stavolta davvero.

Ho seguito questa saga sin dal suo inizio, innamorandomi di ognuno dei personaggi, perdendomi tra i paesaggi e le mille avventure. Divorando le parole di questi libri così come degli spin-off.

E ora è finita. Per questo ci ho messo tanto prima di iniziare a leggerlo, perché non ero pronta. Ma non potevo aspettare oltre. Non mi sento bene ad averla terminata ma, allo stesso tempo, mi sento in pace. Ho avuto modo di lasciar andare i miei personaggi solo grazie all’autrice e al suo meraviglioso modo di raccontare le storie.

In “Patto di sangue” ci ritroviamo in un mondo violento, in cui l’ennesima avventura si appresta a trovare il suo apice, ma anche in cui ogni personaggio trova il giusto finale.

Come immaginavo, dietro a Morgana c’è molto di più. Con il penultimo romanzo della serie non avevamo fatto altro che odiarla e restare di sasso di fronte a tanta malvagità, perché va bene che è figlia di Malark Morn, ma lo è anche di Eledriel… non poteva essere davvero così, non perché non potesse essere possibile in generale, perché i cattivi della Petroni sono cattivi veri, ma perché ho imparato a conoscere l’autrice: non racconta mai un cattivo, senza un’intricata psicologia che racconta la nascita e crescita del male dell’anima. E la sua cura.

Sono felicissima di aver avuto la possibilità di dire addio ai mei amati personaggi.

Malark, un antieroe per eccellenza, un uomo che è molto, molto più di questo – non posso dire altro, perché è spoiler – un personaggio che è presente ma aldilà della presenza fisica stessa.

Crissa si è riconfermata l’impavida guerriera che abbiamo imparato a conoscere, con una forza interiore pazzesca, dovuta anche a quel gran pezzo di… pane che è suo padre, Iorn. Ho amato alla follia Iorn e il rapporto che Kain ha con lui e con tutti gli altri…

Iorn e Kain resteranno nel mio cuore per molto tempo.

Non ho che parole buone per tutti i personaggi, perché ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa, come questa storia. L’autrice mi ha lasciato qualcosa di molto importante e mi ha insegnato a vedere oltre il personaggio per come viene descritto, sia nei suoi libri che negli altri.

 

Quindi non posso fare altro che ringraziare Francesca per tutto quello che mi ha insegnato e regalato, grazie alle sue parole, alle (dis)avventure a cui mi ha abituata e ai personaggi che ha creato. Di cuore!

 

 

 

samanta

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