Recensione “Helichrysum (Storie della Nuova Era)” di Norma Tarditi

 

Nella Nuova Era tutto si scambia, tutto ha un prezzo. Anche l’amicizia.
E io l’ho imparato bene.
L’ho imparato così bene che quando, dopo sette anni, due mesi e ventuno giorni, riesco finalmente a scappare dal dannato Contenimento in cui mi hanno rinchiusa i mortali, non penso neanche per un momento di fidarmi dell’immortale evaso con me.
Ma devo tornare a casa, a Helichrysum, e se l’unico modo che ho per riuscirci è attraversare la Quarta Terra insieme a lui destreggiandomi tra insediamenti umani, mutati, streghe, tempeste di ghiaccio e cacciatori di taglie, lo farò.
Ma non mi fiderò di Nour, soprattutto perché potrebbe essere qualcosa di ben più pericoloso del semplice sacerdote oracolare che vuole sembrare…

 

Un romanzo insolito, differente dai vari fantasy post-atomici che mi sono capitati sotto gli occhi fino ad ora, un ritmo cadenzato dai pensieri, dalle sensazioni, dove regna l’idea della potenza dei personaggi, l’aspettativa di quello che potrebbe essere; non si sfoggiano effetti speciali, è una rosa che viene sfogliata petalo dopo petalo, intravedendo, intuendo quello che questi due immortali nascondono dietro la loro diffidenza.

 

In un futuro distopico, una parte di umani ha subito delle mutazioni genetiche terribili causate dalle radiazioni, si sono create così delle nuove categorie dove si viene incasellati, temuti, emarginati ma, a volte, anche idolatrati come dei.

Nour e Gale sono rimasti anni imprigionati nel Contenimento, gli umani li hanno studiati, analizzati, intossicati per cercare di carpirne i poteri e potersene impossessare; di Gale è rimasta solo l’ombra di quella che era stata: l’elicrisa più potente di tutti i tempi!

Ossa che sporgono sotto la pelle, la linfa vitale ottenebrata dal letale tox, la volontà incrinata; anche prima della prigionia non era nel pieno delle sue potenzialità, era scappata dalla terra natale, Helichrysum, per cercare risposte:

 

“Ero stanca di sentirmi inadeguata, inferiore, imperfetta, rotta”

 

Dalla sua cella, Gale ha osservato per anni un esemplare affascinante, un sacerdote, a turno si ritagliano piccoli squarci di delizia da assaporare solo con gli occhi: un vestito che scivola, un panno che pulisce la pelle nuda… Un nulla che li tiene ancorati per un filo alla ragione.

Poi l’evasione, la fuga, Nour chiede di portarlo con lei, una corsa contro il tempo fuggendo dagli umani che gli stanno alle calcagna.

Questo romanzo è la cronaca del viaggio che Gale e Nour percorrono verso Helichrysum, fra parole non dette, intenzioni nascoste, sguardi curiosi, confidenze accennate. Un viaggio in mezzo ai pericoli, fra mutanti, streghe e demoni interiori.

Il protagonista medio di ogni romance che si rispetti sfodera tutte le sue armi per conquistare la coprotagonista e noi lettori, Nour invece si fa apprezzare per la sua pacatezza, la sua dolcezza, la consapevolezza di essere un immortale potentissimo che non mette però in mostra i “muscoli”, ci conquista sulla fiducia.

Nella società di questo romanzo sono più comuni le avventure mordi e fuggi, raramente le coppie si uniscono in modo esclusivo, anche i baci sono più intimi di un amplesso, Gale non vuole perdere la sua indipendenza, non è interessata ad un rapporto del genere:

 

“Non ho mai conosciuto qualcuno che mi abbia fatto desiderare di rinunciare a tutto per lui, qualcuno che mi abbia fatto venire il dubbio che forse quel tipo di legame non sia una condanna ma una benedizione.”

 

Nessun problema ad avere incontri per soddisfare le proprie pulsioni, l’importante è non farsi coinvolgere, eppure quel crepuscolare…

 

“Era intenso, era totalizzante, era perfetto”

 

Lentamente le capacità di entrambi trasudano, vuoi per necessità o pericolo, e Gale si rende conto che Nour non è quello che dice di essere, eppure la sua vicinanza la conforta, la completa

 

“Madre, come si rinuncia a questo?”

 

Sono rimasta veramente incantata da questa storia, velo dopo velo gli animi si snudano fino ad arrivare al colpo di scena finale che mi ha annientata: ogni cosa acquista senso, ogni tessera va al suo posto. Meravigliosa narrazione per un’autrice che si conquista di diritto un posto speciale fra i miei preferiti.

 

 

Anna

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