1. Chi è Emiliano?
Sono principalmente un uomo. Sono un uomo che si è sempre innamorato di altri uomini e che, tramite i propri lavori, cerca di raccontare questa condizione nella maniera più sincera possibile o comunque di raccontare come può essere vivere questa condizione nel momento in cui entri in contatto con te stesso, prendendo le distanze dagli stereotipi che ci vengono rifilati sia dalla comunità etero che da quella omosessuale, perché anche la comunità gay spesso ha delle aspettative su di te. Anche la comunità gay, al suo interno, è vittima degli stereotipi. Alcuni si aspettano che, in quanto omosessuale, tu debba assumere determinati comportamenti e se questo non avviene rischi di sentirti un outsider in ogni contesto. Diverso dagli etero in quanto omosessuale e diverso dagli omosessuali perché lontano dallo stereotipo.
2. Come ti è nata l’idea di scrivere?
In realtà non si è trattato di un’idea, ma di qualcosa che ho sempre fatto. Ho letteralmente bisogno di scrivere, è una necessità per me. L’idea vera è stata quella di condividere i miei scritti con un pubblico.
3. A che età ti sei appassionato alla lettura?
Giovanissimo e poi, soprattutto durante l’adolescenza, ho letto veramente molto. Alternavo un’opera classica a qualcosa di contemporaneo. In verità, da ragazzino leggevo molto di più di quanto non faccia adesso.
4. Come nascono le storie di cui parli? A cosa ti ispiri?
La vita mi ispira, non c’è fonte di ispirazione più grande della vita. Le persone hanno storie assurde, basta saperle ascoltare.
5. Molti autori sostengono che mentre il racconto prende forma sono i personaggi stessi che ti parlano e ti indicano la strada da seguire…. Senti anche tu le voci nella testa?
No, io sento solo la mia di voce e questa mi ricorda puntualmente quale deve essere il significato del tutto, il senso totale della storia. Non sento le voci dei miei personaggi, perché loro non hanno voce in capitolo. Quando scrivo decido io sulla sorte dei miei uomini. Decido per loro, ma li vedo, questo sì. Riesco a vederli mentre ne scrivo. Si muovono nella mia stanza, mi seguono per strada…
6. Come hai capito quale fosse il tuo genere letterario?
Voglio scrivere di qualcosa che conosco, che è un po’ il principio che dovrebbe seguire ciascun autore: scrivere solo di ciò che si conosce veramente. Voglio ritagliarmi uno spazio mio, individuale, e contribuire a dar voce alla comunità LGBT in Italia. Questo è quello che voglio più di qualunque altra cosa.
7. Quando leggi un libro, nel dare il tuo giudizio ti poni come semplice lettore o come scrittore?
Mi pongo principalmente come lettore, ma qualche volta viene fuori anche lo scrittore, soprattutto quando mi trovo davanti a scelte stilistiche e di evoluzione della storia che non riesco a condividere. Quando leggo comunque cerco di godermi il momento.
8. Cosa pensi a riguardo dell’annoso dilemma C.E. Vs Self?
Per il momento a me piace essere un autore self e avere il pieno controllo di quello che propongo al pubblico, ma mi annoia la pubblicità, lo spam. In questo sì che sento la mancanza di una C.E.
9. Come vedi il tuo futuro di scrittore? Rimarrai fedele al tuo genere o hai voglia di sperimentare qualcosa di nuovo?
Ho voglia di rimanere fedele al mio genere, ma con l’intenzione di portarlo ad un nuovo livello. Si può sperimentare anche all’interno delle stesso genere. Ora che ci penso però, mi piacerebbe pubblicare un libro di poesie un giorno.
10. Tra i libri che hai scritto qual è quello che hai amato di più e perché? Ce ne parli?
In alcuni dei miei libri ci sono storie che volevo raccontare a tutti i costi, ad esempio quella di Antonio e Flavio in Cuori Ribelli o la vicenda di Gennaro e Azalea in Tre Piccoli Fiori Di Velluto Viola. Quanto ho scritto La Parte Sospesa Del Cuore però, ho provato qualcosa di diverso. Ho pensato “ce l’ho”. Avevo la sensazione che qualunque cosa avessi scritto prima di quel libro mi fosse servita per arrivare a lui sufficientemente maturo per raccontare questa storia. Il messaggio che gli ho affidato è qualcosa che considero prezioso. È fondamentale, a volte, mettere davanti noi stessi, prima di quelle che sono le aspettative degli altri, dei bisogni degli altri. Anteporre la nostra felicità alla loro, prima che l’opportunità di essere felici passi irrimediabilmente.
11. Chi sono i tuoi autori preferiti? Ce né qualcuno in particolare che ti ha ispirato?
No, non ce n’è nessuno che mi abbia ispirato, perché non leggo Romance e nella letteratura LGBT in genere non c’è qualcuno al quale mi ispiro. Mi piace leggere anche altro e il mio autore preferito è Gabriel Garcìa Marquez. Lui non era uno scrittore, era un mago.
12. Un consiglio spassionato ad un autore emergente?
Racconta la verità, su te stesso e sul mondo che ti circonda. Crea il tuo stile, assecondalo. Sii coraggioso. Se credi in una storia alimentala e fanne la tua storia.
13. Sappiamo che stai per tornare con un nuovo libro. Puoi anticiparci qualcosa?
Ho un sacco di idee, diverse storie che vorrei prendessero forma presto, ma mi sono concentrato su una in particolare che alla fine ho scelto per il mio ritorno. È una storia completamente diversa da quanto ho scritto finora, una storia sulla quale ho investito molto, in tutti i sensi. Era fondamentale delineare bene le psicologie dei personaggi. Sono stato totalmente immerso nella stesura per settimane e ho una bella sensazione in merito, come quando ho scritto TRE PICCOLI FIORI DI VELLUTO VIOLA. È una storia forte, una sfida che ho deciso di affrontare, e non vedo l’ora di scoprire come verrà accolta! Speriamo bene. Si intitola CUORE NERO e uscirà il 20 ottobre.
14. Ci racconti qualcosa di curioso su di te?
Credo nella magia.
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