Il libro è frutto di un lavoro di raccolta informazioni e documenti da parte degli autori; a confermarlo è il discendente di uno dei calciatori del “Grande Genoa” incontrato nella sua storica bottega.
Lo stesso dichiara che il libro “è rivolto agli appassionati del calcio in generale, ai fedelissimi del Genoa in particolare”.
Affermazione vera solo in parte: il racconto, come anche indicato testualmente, offre “un tuffo nel passato, nella vecchia Genova, e nella storia del Genoa”.
Una città vera, palpitante, un tripudio di colori emerge dalle ricordate strade, piazze, locali…(alcuni esistono ancora!!!) e sembra quasi di vedere gli eroi di allora nelle loro divise tanto diverse dalle attuali; di percepire le loro inquietudini, fatiche, ambizioni.
Gli autori ci aiutano a comprendere: continui i riferimenti storici (periodo fascista, regno sabaudo) ed il confronto delle tecniche di gioco tra la più anziana società italiana praticante il calcio (Genoa fondata nel 1893) e una delle squadre più antiche del mondo (Blackburn, in Inghilterra, dove ha origine – nel 1863 – il moderno calcio).
Non mancano i richiami ai grandi nomi della politica, della letteratura che, con grande sorpresa, risultano complici di questo sport non ancora popolare, appena agli albori.
Incalzante, quindi, la lettura, seppur a tratti resa intricata dalla ricchezza delle informazioni specialistiche fornite: i ruoli in cui sono impegnati i calciatori, le loro capacità tattiche, gli sviluppi delle singole partite, le vicissitudini che hanno interessato quelle squadre di cui soltanto alcune sono sopravvissute fino ai giorni nostri.
Il connubio degli ingredienti rende il libro, sì, eclettico, completo, calamitante agli occhi dei poliedrici lettori…ma anche tanto tecnico…ma è forse questo che volevano i due giornalisti?
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