Recensione “Il lieto fine non fa per me” di Yulin Kuang

 

La vita di Helen, autrice bestseller di grande successo, è sottosopra: è congelata nel classico blocco dello scrittore e soffre di una gigantesca ansia da prestazione. Quando le viene proposto di occuparsi dell’adattamento televisivo dei suoi romanzi, accetta senza pensarci due volte: trasferirsi a Los Angeles, in un posto in cui non conosce nessuno, può essere il nuovo inizio di cui ha bisogno. Peccato che il destino abbia altri piani per lei: lo sceneggiatore delle sue storie altri non è che Grant Shepard, il ragazzo che non vede da ben tredici anni, da quando un tragico incidente li ha legati per sempre. Grant è esattamente come Helen lo ricordava: affascinante, divertente e popolare. Lavorare con lui per Helen è complicato e al contempo elettrizzante, perché l’attrazione è irresistibile. I vecchi rancori e un passato turbolento, però, sono difficili da superare e portano a un’amara certezza: il lieto fine non fa per loro. Ma se non fosse davvero così?

 

Helen, scrittrice di successo, accetta di occuparsi dell’adattamento televisivo della sua serie romance ma uno degli sceneggiatori altro non è che il ragazzo che tredici anni prima ha “ucciso” la sorella.

Helen ha vissuto una vita a metà, sognando e desiderando la sorella accanto, la sua morte prematura ha devastato la sua intera esistenza, vincolandola su alcuni aspetti e rendendola apatica nelle relazioni affettive.

Grant, invece, dopo quell’incidente cerca di affermarsi come sceneggiatore ma anche lui porta con sé quei mille interrogativi e la morte nel cuore, sfociando il tutto in attacchi di panico piuttosto forti.

I due si relazioneranno nell’ambito lavorativo, la loro collaborazione forzata farà riemergere vecchi rancori, cercando di sormontare dubbi e perplessità del passato.

Il passato entrerà in conflitto con quell’equilibrio precario costruito per anni, tra i due scatterà la scintilla o sarà pura e semplice attrazione?

Un bel libro, una bella storia, ma certi argomenti sono stati tralasciati dall’autrice, inizi con il dubbio su quella morte prematura e termini le pagine non aggiungendo altro su quell’argomento, anche gli attacchi di panico di Grant sono stati lasciati al caso.

Il lettore deve ipotizzare troppo spesso sulle possibili risposte e questo è un deterrente per il romanzo che, pur possedendo un gran potenziale sia nei protagonisti che nell’originalità della trama, pecca in questi “buchi” della storia.

 

Anna

Loading

La nostra votazione

Pubblicato

in

da

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *