Recensione “Natale a lume di candela” di Karen Swan

 

Mancano solo tre giorni a Natale, e Libby Pugh è in viaggio nel North Yorkshire insieme al suo fidanzato Max. Mentre si trovano sulla via del ritorno, una telefonata convince Libby a fare una piccola deviazione: tutti i suoi ex compagni universitari si riuniranno nella tenuta di Archie Templeton, l’estroverso playboy del gruppo. Al loro arrivo, Libby è sorpresa di quanto sia piacevole ritrovare i suoi vecchi amici. La serata è un successo, ma al momento di ripartire gli ospiti si rendono conto che una nevicata fortissima ha reso la strada impraticabile. E così tutti ricevono un letto per la notte, nella speranza di riuscire a ripartire l’indomani. Il destino, però, ha altri piani: non solo continua a nevicare, ma nessuno si presenta a spalare la neve che impedisce alle macchine di rimettersi in viaggio. Come se non bastasse, finisce per saltare anche la corrente, mentre la vecchia scintilla tra Libby e Archie accende una certa tensione. I vecchi amici, comunque, non hanno scelta: dovranno ingannare il tempo in attesa dei soccorsi. A lume di candela e scaldati dal tepore del camino, si riaffacciano lontani ricordi e questioni irrisolte. Chissà che, gioco dopo gioco, confidenza dopo confidenza, l’atmosfera suggestiva del Natale non riesca a addolcire i traumi e riannodare vecchi fili spezzati. E, forse, anche a fornire le risposte alle tante domande che Libby si porta dietro da anni…

 

Attendo l’uscita natalizia della Swan come una bimba i regali la notte di Natale sotto l’albero, eppure questa volta la lettura non mi ha entusiasmata come al solito.

L’andirivieni dei numerosi salti temporali è stato troppo confusionario, mi trovavo a leggere del presente aspettando la svolta e nuovamente venivo catapultata nel passato.

Non ho amato particolarmente i personaggi, sarà stata la scelta da parte dell’autrice della narrazione in terza persona a marcare il distacco lettore-personaggio, ma anche il fatto che i “pezzi” del romanzo non erano a mio avviso amalgamati bene per formare un romanzo unico.

Sembra che l’autrice l’abbia scritto in maniera frettolosa, non puntando sulla caratterizzazione dei personaggi né i suoi ben dettagli paesaggistici.

Partito con il botto, affievolito subito dopo qualche capitolo.

Peccato.

samanta

Anna

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