Recensione “Chiaro di luna” di Nina Talvi

 

Un paranormal romance autoconclusivo, retelling di Peter Pan.

Gwendolyn ha perso ogni cosa: l’isola in cui viveva, i ragazzi sperduti, le sue ali.
Ma, soprattutto, ha perso la fiducia dell’uomo che amava.
Catapultata sulla Terra, si costruisce con fatica una nuova vita, stando attenta a cambiare spesso casa in modo che lui non la trovi.
Eppure, dopo settant’anni, il motociclista che si presenta nel bar di Creta in cui lei lavora come cameriera è proprio James “Hook” Teach.
Ha un incarico per lei, e non è disposto a ricevere un no come risposta.

Anche James ha perso ogni cosa: metà della sua ciurma, la sua nave, il porto sicuro di Neverland. Tutto perché si è fidato di Gwendolyn ed è stato tradito nel peggiore dei modi.
Ricominciare una vita come Presidente del Rogers MC sembra la strada giusta per dimenticarla, finché i suoi uomini iniziano a dissolversi come cenere al vento. L’unico antidoto è il vino fatato dell’Isola, e l’unica in grado di produrlo… è lei.
Mentre una minaccia fin troppo nota riemerge dall’ombra, James e Gwendolyn dovranno fare i conti con il loro passato e con i segreti che hanno custodito fin troppo a lungo. Anche quelli sepolti in fondo all’anima.

 

Ho sempre trovato antipatici il personaggio e la favola di Peter Pan, ma questo retelling mi ha fatto amare i suoi protagonisti come non mai.

Si invertono le parti e James/Hook/Capitan Uncino diventa il protagonista di questo urban fantasy; lui e quello che rimane della sua ciurma non solcano più i mari a bordo della Jolly Roger, ma cavalcano motociclette indossando giubbotti di pelle e magia.
Dimenticatevi del grottesco personaggio Disney, questo Capitan Uncino ha una prestanza fisica e un sex appeal da brividi, con il corpo tatuato, i capelli lunghi scuri e occhi “non ti scordar di me”.
E non pensate al suo gruppo come a una manica di disperati, perché verrete sorpresi dalle scuole che hanno frequentato e dalle citazioni poetiche che usciranno dalle loro labbra; il “vecchio” Spugna, poi, si rivelerà una vera chicca!
La fatina Campanellino/Trilly è una ragazza che ha perso le sue ali e buona parte della sua magia, si chiama Gwendolyn, fa la barista e ha un conto in sospeso con Hook.

Ve la sareste mai immaginata una coppia del genere? Io no di sicuro, eppure un amore intenso era riuscito a nascere fra loro ma non ci è dato sapere (non subito) il motivo della loro rottura, se non che l’Isola che non c’è è stata distrutta insieme alla Jolly Roger e Gwen ha preferito cambiare ciclicamente casa pur di non rischiare di farsi trovare.
Arriverà però il momento in cui Hook avrà necessariamente bisogno della sua magia per salvare se stesso e i suoi compagni, riuscirà a stanarla ma, insofferente a doverlo ammettere, si comporterà con la fatina in modo tutt’altro che amichevole, ignorando volutamente i sentimenti che provano ancora. Le intenzioni che hanno mosso Gwen  a fare quello che ha fatto sono state fraintese e ora la fatina è diventata il capro espiatorio della rabbia di Hook.

 

“Tu non sei niente per me, solo una maledizione. Non appena avrai finito, ti voglio fuori dalla mia vita. (E, soprattutto, ti voglio fuori dalla mia testa)”

 

Dal suo canto Gwen non ha mai smesso di amare il bel capitano, ha rinunciato a tutto per lui, e non può fare a meno di provare a scavare fra la rabbia di Hook per ritrovare il James che ha amato.

 

“Il mio amore non sarebbe mai stato abbastanza. Il mio sacrificio non sarebbe mai stato abbastanza”

A quanto pare anche l’autrice non ha particolari simpatie per il caro vecchio Peter Pan poiché nella sua versione viene dipinto come un dispotico e vendicativo psicopatico. Chiunque di noi, passata l’ingenuità dell’infanzia, ha avuto modo di riconsiderare le favole che ci hanno accompagnato nella crescita e, con occhio adulto, poter vedere oltre la patina della fiaba, rivelando uno scenario diverso e meno zuccheroso. E in questo caso gli occhi ci sono stati spalancati sull’orrore di quello che Peter Pan avrebbe potuto rappresentare.

La narrazione è su pov alternato e i capitoli vengono intervallati da reminiscenze del passato che ci mostrano come è nato l’amore fra i protagonisti comprendendo, un capitolo dopo l’altro, il motivo per il quale tutto è andato a finire tragicamente.
Che io ami i retelling è cosa nota e questo mi è piaciuto particolarmente per aver saputo raccontare una favola della nostra infanzia con occhi diversi, crudeli, dando finalmente un ruolo da protagonista a Gwen/Trilly sperando che riesca a liberarsi del tutto dall’influenza di Peter e poter salvare Hook, la sua ciurma e poter avere un vero lieto fine.
Tutti i personaggi mi sono piaciuti da morire, anche quelli minori, Spugna e Darran Cavendish in primis! Peter Pan, no, lui rimane sempre in black list…

 

La scrittura di Nina è coinvolgente, fluida, senza attimi di noia e ha dato a questa favola un ritmo sensuale e intrigante, grazie anche a un pizzico di spicy.
Sono sempre felice di conoscere nuovi autori italiani che sappiano smuovermi qualcosa dentro, e Nina ce l’ha fatta! Benvenuta quindi nel giardino delle mie autrici preferite!

 

Anna

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