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Inghilterra, fine Ottocento. James e Charlotte sono due fratelli orfani che vivono in una dimora signorile sperduta nella campagna inglese. Una volta cresciuti le loro strade si dividono: James, timido aspirante scrittore, terminati gli studi a Oxford divide l’appartamento in affitto a Londra con un affascinante giovane aristocratico. Grazie alle conoscenze del ragazzo, viene introdotto nei salotti dell’alta società e trova l’amore dove non se lo sarebbe mai aspettato. Poi, improvvisamente, scompare senza lasciare traccia. Preoccupata e determinata a trovarlo, la sorella Charlotte parte per Londra e s’immerge nelle tetre atmosfere della città industriale, dove scopre l’esistenza di un mondo segreto, popolato da personaggi incredibili e loschi che vivono ai margini della città. Un mondo in cui i confini della realtà hanno assunto forme tutte nuove. Per lei si apriranno le imponenti porte di una delle istituzioni più autorevoli e impenetrabili del paese: l’AEgolius club, luogo di ritrovo degli uomini più ambiziosi e pericolosi d’Inghilterra, cupo circolo d’élite che cela mille segreti, uno più terrificante dell’altro.
Infine si chinò sulla poltrona di James.
«Senti», cominciò a dire James insensatamente.
«Non mi sto sbagliando, vero?».
«Io…».
«Guardami», gli disse. C’era una macchia all’angolo della bocca di Paige, una chiazza violacea di vino. «James», disse ancora, come se fosse una parola magica. Era a un centimetro dal suo viso, ormai, aveva le mani sui due braccioli della poltrona e stava protendendosi pericolosamente in avanti, guardandolo negli occhi.
Questa sarà la mia fine, fu il pensiero che, con estrema chiarezza, passò per la mente di James in quell’istante.
Il viso di Paige, come uno specchio, mostrava lo stesso senso di minaccia incombente. Le mani erano bollenti, aveva paura, forse, benché alla fine poco importasse. Si avvicinò ancora di più, l’esitazione nei suoi occhi sul punto di sfumare in altro, e James ebbe un brivido, come se un proiettile o una freccia dalla punta d’oro avesse infine raggiunto il bersaglio. Ma non si scostò.
Si voltò per l’ultima volta a guardare Christopher, disteso sul marciapiede come qualche ora prima lo era stato davanti al fuoco.
I fogli gli erano scivolati di mano. Il vento li sollevò, portandoli via. Con una scrollata di spalle, lo sconosciuto lasciò cadere anche l’ultima pagina della commedia di James, che svolazzò via insieme alle altre.
«Mi spiace», disse. «Sono un vostro ammiratore. Ma nonne avrete più bisogno ora».
Si chinò e sollevò James come se fosse stato un fantoccio. «Non preoccupatevi. Sarà questione di un minuto».
«Non l’avrei mai lasciato. Stavamo per partire, per andarcene insieme».
«Siete un bugiardo», disse Paige quasi ringhiando. «Siete un bugiardo e un codardo, e l’avete lasciato morire».
James gli si gettò addosso, ma Paige gli afferrò il polso e lo strinse con tale violenza che James non poté liberarsi in alcun modo. Sentì con sorpresa la propria voce, roca, sofferente, sibilare: «Non credete che avrei preferito morire io al suo posto?».
Eustace Paige lasciò andare la presa. James non sapeva con certezza per quanto tempo, da quell’istante, si fissarono senza dire una parola. La casa era immersa in una quiete disumana visto che nemmeno il ticchettio di un orologio spezzava il silenzio che era caduto tra loro.
«Cosa ne facciamo di questo qua, Bier?», esclamò Morton indicando James.
«Uccidilo, Edmund», sussurrò Mould. «Non possiamo
permetterci un pensiero in più».
«No», disse Bier.
La risposta fu accolta da un mormorio.
«Uccidilo, Bier. Non perdiamo tempo con lui», ripeté un uomo alto, dai capelli scuri, vestito di nero. Come Bier e la maggior parte dei soci del club, aveva l’aspetto di un gentiluomo; solo gli occhi, famelici come quelli di un uccello rapace, tradivano quell’aria rispettabile. James lo riconobbe
come l’uomo che si era presentato a Egerton Gardens e aveva parlato con Charlotte sulla porta.
«No, Corvish», rispose Bier. «Non avrà una rapida esecuzione. Merita una morte ben più dura. Lasciatelo a Mould, che potrà studiarlo, e la sua punizione ci verrà utile».
Mould sospirò. «Posso rinunciarvi. Viste le circostanze, fareste meglio a ucciderlo subito. Comprendo che la morte di Michael…». Il resto fu soffocato da un singulto di dolore.
Bier l’aveva afferrato per un braccio e glielo stava stringendo con ferocia, dosando la forza in modo tale da fargli male senza spezzargli il polso. Infine lo lasciò andare come se avesse cessato di provare alcun interesse per lui, e fece un cenno a Corvish.
«Legatelo. E portatelo di sopra. Nell’altra stanza».
«È un rischio, Bier, sul serio», lo ammonì Corvish.
«Dissanguatelo, almeno», disse Morton.
Quel commento suscitò una risatina da parte di un socio dai capelli color polvere. «C’è sempre tempo, per quello».
«Sì, d’accordo. Di sopra, però. Ora non possiamo essere distratti».
Si narrano molte storie su di loro. Romanzi, poesie, opere liriche ne parlano. Pian piano, come in un sogno insidioso, la loro esistenza è diventata conoscenza comune attraverso racconti popolari mezzo dimenticati. In questo modo, benché siano stati presentati come personaggi d’invenzione, hanno ricevuto un nome. È verosimile che i morti viventi stiano cominciando a temere il pericolo insito in questo, ma è ormai troppo tardi. Ci auguriamo che questa vittoria possa essere ricordata da chi ha subìto l’assalto di coloro che colpiscono in silenzio e succhiano il sangue alle proprie vittime, e l’identità, e la possibilità di esprimersi. La semplice vittoria di una parola. Parlare di queste cose è rischioso, ma è anche indispensabile. Chi non crede – e come poter credere senza aver visto? – potrà almeno leggerne le storie, se pure sotto l’etichetta di opere di fantasia. E se il lettore dovesse un giorno trovarsi faccia a faccia con una di queste creature (e pregate affinché a ognuno di voi, uomo o donna che siate, venga risparmiata un’avventura simile), egli avrà almeno ricevuto un avvertimento, vago, velato dalla finzione, eppure vivo e intenso. Forse, pur temendo di sbagliarsi, si guarderà da certi individui che gli provocano un vago, inspiegabile disagio. È con tale speranza che abbiamo scritto questo libro.
Blogtour & Giveaway
Il premio:
Due copie cartacee di The Quick. Misteri, vampiri e sale da tè (non fatevi scappare l’occasione!)
Le tappe (cliccate sul nome del blog per arrivare alla tappa):
10 Ottobre – M/M e Dintorni: Presentazione libro + Giveaway
11 Ottobre – Romanticamente Fantasy Sito: Incipit
12 Ottobre – Leggere è magia: Recensione
13 Ottobre – Letture Sale e Pepe: Citazioni
14 Ottobre – Le Fiamme di Pompei: Confronto con altri libri e Viaggio fra le cover
17 Ottobre – Insaziabili Letture: Personaggi e Dreamscast
18 Ottobre – Tre libri sopra il cielo: Intervista autrice
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