Hi Readers Sale e Pepe,
Oggi un articolo diverso, il 30 maggio ho partecipato grazie a DeAgostiniLibri ad incontro con l’autrice Valentina Torchia , in vista dell’uscita del suo ultimo romanzo “Io Al posto tuo”.
Per cui ho deciso di scrivere sia la recensione del libro (che uscirà tra un po’) che un piccolo “riassunto” di questa esperienza.
L’autrice è stata gentilissima e dolcissima e ha risposto a tutte le domande di noi blogger, ovviamente non vi posso riportare ogni parola che ha detto, ma ho segnato qualche risposta che mi ha colpito di più e mi fa piacere condividerle con voi.
Quindi ecco alcune piccole curiosità su di lei e sul suo libro:
- La sua routine di scrittura è cambiata nel tempo, prima scriveva la sera, poi si è resa conto che di mattina le sue parole erano più interessanti e più fluide. Pensa che sia perché ancora la dimensione onirica è più vicina. Di solito cerca di scrivere almeno 1000 parole al giorno e, quando riesce a fare di più, sceglie di smettere quando ancora è ispirata, così da riprendere l’indomani con più voglia e tante idee.
- Scrive in silenzio cercando di non avere distrazioni, ma prima di una sessione di scrittura usa la musica come catalizzatore.
- Legge tantissimo (in base al suo tempo libero ovviamente), e anche se scrive narrativa realistica, ama il fantasy, horror e anche i fumetti di tutte le derivazioni, in particolare manga e anime giapponesi.
- Se non si fosse capito, ama la cultura giapponese ed è probabile che inserirà questa sua passione/amore in altri suoi libri in maniera più preponderante rispetto a come ha fatto nei precedenti.
- Non scrive mai di getto, non è nel suo stile, anzi, ci mette mesi anche solo a programmare, valutare e gettare le basi per un nuovo romanzo, ecco perché di solito ci mette circa un annetto per scriverne uno. Parte da un idea e poi da lì sviluppa la trama, i personaggi, gli snodi narrativi e gli intrecci e solo dopo aver deciso si inizia nella scrittura. Ovviamente però una volta che si immerge nel mondo del libro se ci sono eventuali cambiamenti da apportare, li fa senza problemi e segue l’istinto;
- Si rivolge spesso ai giovani e riesce ad immedesimarsi sia ricordando le sue esperienze sia perché, in realtà, pensa che l’adolescenza sia più un modo di scoprire le cose e la vita che un periodo definito di tempo di questa, e forse perché soffre un po’ della sindrome di Peter Pan.
- Scrive sia di personaggi che le somigliano che di personaggi diversi, però per farlo deve almeno trovare un punto in comune, una porta di entrata l’ha definita, così da portel* comprendere a pieno. Certo, scrivere di ciò che conosce sarebbe più semplice ma ama sperimentare e crede che il detto “chi legge vive mille vite” valga anche per gli scrittori tipo: scrivere permette di vivere mille vite diverse.
- Sta lavorando ad altri due o tre progetti, sono ancora tutti in fase embrionale, il target sarà probabilmente sempre lo stesso dai tredici anni in su, ma ovviamente non esclude di lavorare (come ha già fatto) anche a libri per bambini.
Ora qualche informazione sul nuovo romanzo, non ci sono grossi spoiler ma se volete evitare di leggerlo, sta a voi:
- Amore, amicizia, rischio: queste le tre parole con cui descriverebbe questo libro;
- La scelta dei nomi dei due protagonisti non è stata facile, Bianca è stato il nome che è venuto prima, le sembrava che rappresentasse bene il personaggio che inizia la sua vita da capo, vedendo la vita come una pagina bianca. Takeru invece l’ha scelto per via del significato, nella cultura giapponese infatti ogni nome ha un significato. In questo caso però il significato è in qualche modo in contrasto con il personaggio stesso. Infatti, Takeru significa coraggio ed è anche il nome di un famoso guerriero giapponese, insomma un significato quasi sarcastico visto che il giovane personaggio non è sicuramente molto “Brave”, almeno fino alla fine.
- Nel libro ci sono significati nascosti e metafore, prendi ad esempio Mirto che è molto legato alla figura di Bianca;
- Anche il personaggio di Blu nasconde più di quello che può sembrare, è un neutro, che l’autrice ha scelto di inserire per due motivazioni: per fare un esperimento linguistico e per cercare di includere una persona di genere neutro. La tematica le interessa e voleva anche cercare una soluzione ad un “problema” della nostra società, quello di cercare di parlare in maniera neutra. Ha detto che non è stato facile ma pensa di esserci riuscita senza utilizzare la strada facile degli asterischi o della schwa.
- Per la parte medica della storia si è informata molto, ma sicuramente il fatto che lavori in ambito scientifico l’ha aiutata. È partita da un articolo che parlava del senso di colpa che persone trapiantate vivevano e di come questa sensazione le portava spesso in una spirale di autodistruzione. Ha parlato sia con il primario di un reparto del Niguarda, che con un paziente, ma ha anche aggiunto alcune sue emozioni ed esperienze personali di quando è stata ricoverata.
Bene, come detto all’inizio sono state dette tante altre cosine, ma credo che questi siano i punti saliente.
Spero di avervi aiutato a conoscere questa autrice, il suo libro e di avervi trasmesso parte delle emozioni che ho provato io.
Oltre ovviamente, ad avervi incuriosit3 per la lettura del suo libro!!
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