– A CHE ETA’ TI SEI APPASSIONATO ALLA LETTURA?
Un saluto a tutti voi.
Ho sempre amato leggere, ma la vera e propria dipendenza da libri, è scattata verso i dodici anni, circa.
– QUANDO HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Sempre verso i dodici anni, è questa età che ho iniziato a fantasticare su come avrei voluto che finisse il libro appena letto, aggiungendo magari nuovi personaggi per dargli il mio personale the end e non sempre a lieto fine. Be’, ero solo una bambina, quindi potete immaginare cosa ne uscisse fuori. Scrivere sul serio però, mettendo nero su bianco storie mie, è cominciato molto più tardi. Dapprima con trame che lasciavo a metà e altre abbandonate dopo un paio di pagine. Il passo decisivo verso quella che sarebbe stata la soddisfazione più grande (dopo i miei figli) è scattato a cavallo del 2009/2010 quando ho messo giù la prima, vera bozza della trilogia de Il Dono.
– COME E’ NATA LA DECISIONE DI INIZIARE A SCRIVERE?
E’ nata dalla passione per i libri, dal fatto che ogni storia letta mi lasciava quella voglia impellente di scriverne una tutta mia. Che fosse davvero solo mia.
– COME NASCONO LE STORIE DI CUI PARLI? A COSA TI ISPIRI?
Basta un niente a far scoccare la scintilla che innesca tutto il meccanismo. Un giorno di pioggia, in fila alla posta (Ehm… sì, sembra strano ma è successo) una canzone, una coppia di signori anziani che passeggiano mano nella mano. Scene di vita quotidiana che accendono la mia vena creativa surreale. E poi sì, anche i libri letti ma con le dovute precauzioni, perché, come ho scritto prima, la storia deve essere solo mia.
– MOLTI AUTORI SOSTENGONO CHE MENTRE IL RACCONTO PRENDE FORMA SONO I PERSONAGGI STESSI CHE TI PARLANO E TI INDICANO LA STRADA DA SEGUIRE… SENTI ANCHE TU LE VOCI NELLA TESTA?
Certo! Questa è una cosa che sento particolarmente. Io non faccio scalette, non programmo nulla, la trama, i personaggi, i luoghi si evolvono man mano che la storia prende vita. Sono loro che mi conducono nella giusta direzione, seguo l’istinto e lascio fare alla creatività. Ma questo ha anche un punto a sfavore, è più facile incorrere nel famoso “blocco”. Se la trama è troppo articolata, con troppi punti aperti, troppe vie da percorrere, diventa difficile alla fine far confluire tutto in un’unica uscita. Almeno per quanto mi riguarda. Sono stata ferma per mesi a causa di un blocco del genere, mesi tremendi per un autore.
– COME HAI CAPITO CHE IL TUO GENERE LETTERARIO ERA QUESTO?
Il fantasy è stato sempre quello che mi ha fatto sognare ad occhi aperti, fantasticare su mondi e uomini così diversi dalla realtà, scrivere fantasy, o nel mio caso paranormal, è come avere nelle mani la grandiosa facoltà di plasmare il mondo a proprio piacere e renderlo unico, con un maggiore campo d’azione. E poi è un modo per staccarsi da questa realtà, a volte pesante, e viverne un’altra in prima persona.
– QUANDO LEGGI UN LIBRO, NEL DARE IL TUO GIUDIZIO TI PONI COME SEMPLICE LETTORE O COME SCRITTORE?
Sempre e solo come semplice lettore, perché in quel momento sei solo un lettore, così si può giudicare il testo con più obiettività, senza far paragoni con il proprio modo di scrivere, di creare. Ogni autore ha un suo stile e va rispettato. Quando leggo, sono solo Claudia la lettrice, e giudico la storia in sé, se ha lasciato belle sensazioni, se ho vissuto l’evolvere della trama attraverso gli occhi personaggi. Ma ovvio, come autore, è più facile che mi accorga di vuoti che lasciano un po’ perplessi, però alla fine valuto il tutto dall’insieme e la maggior parte delle volte è un bellissimo insieme.
– COSA PENSI A RIGUARDO DELL’ANNOSO DILEMMA C.E. VS SELF?
Sono stata sotto contratto con una piccola CE per un anno, poi mi sono imbarcata nel self publishing e devo dire che si sta benissimo. Ma se dovesse capitare di pubblicare con una grande CE certo, mi butto a testa bassa sull’occasione e l’afferro al volo. La grande Casa Editrice è il sogno di ogni autore, inutile girarci intorno, però devo ammettere anche che le soddisfazioni che mi sta regalando il self non le ho avute quando ero con la piccola CE, che comunque ringrazio sempre per avermi dato la possibilità di entrare in questo mondo fantastico e pazzesco.
– COME VEDI IL TUO FUTURO DI SCRITTORE? RIMARRAI FEDELE AL TUO GENERE O HAI VOGLIA DI SPERIMENTARE CON QUALCOSA DI NUOVO?
Credo che il genere ormai mi sia stato cucito addosso, lo sento troppo affine alla mia vena creativa, però mi piacerebbe provare con uno storico oppure un thriller (generi che io adoro leggere) ma sono ben consapevole che l’eventuale romanzo non sarebbe all’altezza delle mie aspettative, figuriamoci dei possibili lettori.
– TRA I LIBRI CHE HAI SCRITTO, QUAL E’ QUELLO CHE HAI AMATO DI PIU’ E PERCHE’? CE NE PARLI?
Dunque, il mio primo lavoro portato a termine e pubblicato è “Il Dono Trilogy”. Attualmente sono in fase di editing di un nuovo paranormal romance che mi sta molto a cuore, ma resto legata da un vero e proprio amore a “Il Dono”. I suoi personaggi mi sono entrati nell’anima, ho passato con loro cinque anni prima di lasciarli andare e, ancora oggi, non sono riuscita a metterli in secondo piano. Sean, Sara, Patrick, Lupe, Emily e Miguel sono quella parte importante del mio vissuto utopistico che è nato in un periodo poco brillante per me. E’ grazie a loro che oggi sono ciò che sono.
CHI SONO I TUOI AUTORI PREFERITI? QUALI QUELLI CHE TI HANNO ISPIRATO MAGGIORMENTE?
Il mio amore per questo meraviglioso universo è nato leggendo i classici, quindi Jane Austen è la scrittrice che ha contribuito ad alimentare la mia follia, passando da Bram Stoker e procedendo verso l’unico signore del fantasy sfumato di nero, Stephen King.
– UN CONSIGLIO SPASSIONATO AD UN AUTORE EMERGENTE?
Essendo io un autore emergente posso solo consigliare un qualcosa forse detto già un’infinità di volte, ma che per me resta il primo consiglio da tenere a mente: Non arrendersi. Se è passione vera, va assecondata, magari correggere eventuali criticità ma comunque mai smettere di scrivere e provarci sempre.
– CI RACCONTI QUALCOSA DI CURIOSO SU TE STESSO?
Ho un problema, sono una che si fa prendere a tal punto dalle proprie storie da parlarne anche nel sonno. Una notte ho svegliato mio marito informandolo che, a mio dire, la Glock 21 (una pistola) è più figa di una Beretta 9mm. Immaginate la faccia di mio marito il mattino dopo quando mi dice: «Comunque, io la mia Beretta non la cambierei mai con una grossolana Glock» (mio marito è un militare) e ora immaginate la mia di faccia che tento di capire che cosa volesse dire mentre sorseggio un caffè, io non ricordavo nulla! Sarei un ottimo oggetto di studio in psicanalisi.
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