Intervista a Cristiano Pedrini

 

 

 

 

intervista

 

A che età ti sei appassionato alla lettura?

Devo dire che la passione per la lettura è arrivata tardi, dopo le superiori e mi ha accompagnato verso la mia professione che è quella di bibliotecario.

 

Quando hai cominciato a scrivere?

Già ai tempi delle scuole elementari mi dedicavo, nel mio piccolo alla scrittura: attendevo con ansia l’ora del tema (e al tempo stesso odiavo quella di matematica) J poi dopo un lungo “blocco dello scrittore”, durato  quasi vent’anni, solo nell’estate del 2014 ho ripreso quella bellissima ed entusiasmante avventura che è la scrittura e lei era ancora lì ad attendermi con impazienza.

 

Come è nata la decisione di iniziare a scrivere?

In realtà è una decisione che non possiamo considerare tale. Ho semplicemente iniziato senza neppure pormi chissà quali domande. Volendo usare un paragone, quando abbiamo sete non ci chiediamo il perché ma soddisfiamo quell’esigenza. La scrittura per me è la stessa cosa… una esigenza naturale che viene appagata.

 

Come nascono le storie di cui parli? A cosa ti ispiri?

Come già detto dopo oltre vent’anni ho ripreso la scrittura nell’estate del 2014. Cosa significa per me scrivere? Forse è solo un viaggio verso una maggiore consapevolezza di chi sono. Nei miei romanzi di me c’è molto, a partire dai tratti caratteriali di certi personaggi.

Mi piace emozionarmi e ricercare in ciò che osservo il lato migliore delle cose, che sia un libro, un film, o una canzone: una ricerca costante che oggi pare sempre più difficile da raggiungere, in un mondo dove tutto sembra standardizzato e lasciare poco spazio alla nostra umanità. Spero di non perdere mai ciò che mi rende semplicemente diverso e al tempo stesso provo a infondere un poco di questa diversità nei miei scritti.

Con questa premessa che tipo di romanzi potrete leggere? Storie, di persone, innanzitutto, provenienti da esperienze di vita diverse ma tutte accumunate dal desiderio di accettarsi e di vivere la vita alla continua ricerca di conoscere se stessi e ciò che li circonda.

 

 

Molti autori sostengono che mentre il racconto prende forma sono i personaggi stessi che ti parlano e ti indicano la strada da seguire… senti anche tu le voci nella testa?

E’ una realtà che non si può spiegare in modo razionale, che accumuna molti che fanno della narrazione una parte fondamentale della propria quotidianità. Sì anche io ammetto che sono i personaggi a guidarmi, spesso in modo talmente naturale ed intrinseco che diventano una parte di te con cui dialogare, confrontarsi e scontrarsi… Ecco che il personaggio che inizialmente pensavi secondario assume un ruolo decisivo e l’antagonista trasformarsi in qualcosa di meno negativo e così via… una magia che arriva quando meno te lo aspetti e che accogli sempre con trepidazione.

 

Come hai capito che il tuo genere letterario era questo?

Direi dall’esperienza personale e dal voler, come spesso mi accade, sfidare ciò che mi circonda proponendo una visione semplicemente diversa di quel che vorrei fosse il mondo in cui poter vivere.

 

Quando leggi un libro, nel dare il tuo giudizio ti poni come semplice lettore o come scrittore?

Cerco di restare fedele al mio ruolo (in quel momento)  di lettore sia nelle letture personali che per lavoro. Credo che i due ambiti vadano giustamente scissi e delimitati impendendo all’uno di profanare lo spazio dell’altro.

 

Cosa pensi a riguardo dell’annoso dilemma C.E  vs Self?

Credo che entrambi siano una opportunità: considero il self una palestra per allenarsi (con la giusta attenzione a non pensare di essere onniscienti) e il traguardo di  una C.E. (vera) un coronamento di un percorso…. Attenzione, un coronamento, non il coronamento, perché ogni libro è un’avvenuta a sé. Avendo pubblicato con entrambi i metodi (con diversi self e diverse CE) direi che si possono sperimentare tranquillamente tutte e due le esperienze partendo dalla consapevolezza di quel che siamo e degli obiettivi che vogliamo raggiungere.

 

Come vedi il tuo futuro di scrittore? Rimarrai fedele al tuo genere o ha voglia di sperimentare qualcosa di nuovo?

Il mio genere letterario è il Romance M/M. Credo che, nel mio piccolo, ogni libro scritto, e nel cassetto della mia testolina sia un esercizio utile a sperimentare qualcosa di nuovo e per questo non voglio precludermi nulla.

 

Tra i libri che hai scritto, qual è quello che hai amato di più e perché? Ce ne parli?

E’ una domanda che spesso gli autori tengono a svicolare… Esiste un libro che ho scritto a cui sono affezionato? Si, senza volerne a tutti gli altri ed è il primo “La teoria del pettirosso” che Mezzelane Editore pubblicherà questa estate. La vicenda narrata è semplice ma intensa e soprattutto è il primo libro scritto dopo quel famoso “blocco”, ambientato proprio in uno degli ambienti che più amo: la biblioteca, tutte caratteristiche che lo rendono “speciale”.

 

Chi sono i tuoi autori preferiti? Quali quelli che ti hanno ispirato maggiormente?

Confesso che leggo davvero poca narrativa. Preferisco la saggistica storica quindi non ho un vero autore di riferimento.

 

Un consiglio spassionato ad un autore emergente?

Solo un paio… credere in se stesso, nelle proprie idee e nei propri personaggi e non avere fretta, ogni cosa necessita dei suoi tempi.

 

Ci racconti qualcosa di curioso su te stesso?

Dunque… a parte il considerarmi un perfetto imperfetto? Potrei riassumermi in tre aggettivi… direi imperfetto, romantico e nostalgico…

Cosa mi piace? Mhmm… il cioccolato, in ogni sua forma e gusto, leggere e scrivere, soprattutto la notte mentre il mio gattone IAGO sonnecchia accanto a me J

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