INTERVISTA A… Giulia Barucco

 

Buongiorno Giulia e benvenuta nel nostro salottino virtuale delle interviste.

Ma grazie non sporco, mi metto qui buona buona!


Vorrei far sapere ai nostri gentili lettori che quando ho prenotato la copia recensione del tuo romanzo ignoravo totalmente che tu fossi la frontwoman di grrr_power_. Quando l’ho scoperto mi sono fatta il segno della croce perché se già i tuoi contenuti sono follia pura, cosa avrei trovato in un romanzo? E infatti non mi hai delusa!

☺☺☺


Ho trovato la tua brillante personalità in ogni singola virgola di questo romanzo, ma chi ti rappresenta meglio: Amelia, Tommaso o Nazifer?

Ovviamente… Nazifer!!! Ma di Amelia invidio la capacità di fregarsi bellamente di qualsiasi cosa e persona la circondi in senso squisitamente “positivo”: il suo bastarsi è indice di un’intelligenza abbastanza sovrumana (a proposito di intelligenze artificiali) ci si arriva con un gran lavoro su se stessi e una disciplina da Olimpiadi, immagino. Arrivando a conoscersi e a capire cosa sia meglio per il proprio benessere, senza tollerare niente che sia sotto a quel livello… difficilotta, la cosa. Appunto, poco umana! Ma, essendo un po’ figlia mia, direi che sono soddisfatta di quello che le ho insegnato

Nazifer però, e la sua mamma Giulia (che ovviamente non si chiama così a caso) raccontano dei miei periodi di ipermolestia!! Quelli in cui mi ero incaponita a cercare di matchare i miei amici single in virtu’ del fatto che chi osserva da fuori, solitamente, ha una visione d’insieme di alcuni elementi caratteriali più chiara di chi sta dentro. Di conseguenza, se si impegna e affronta la cosa con un briciolo di cognizione, riesce a individuare compatibilità e complementarietà più facilmente dei diretti interessati, vuoi anche perché quando sei meno coinvolto a livello emotivo, diventi più razionale. Insomma, le caratteristiche di Jennifer. Nella storia mi sono attribuita una super intelligenza e una serie di competenze che non ho… ma una ragazza deve pur sognare, no??

L’intelligenza artificiale è oggetto di polemiche su ogni fronte, ma quella che hai creato è diabolicamente affascinante, dove ti è venuto l’input per basare la trama su di essa? 

Sincerissima: invidio Jarvis ad Iron man da quando l’ho visto al cinema per la prima volta. Non credo che esista una Jennifer in grado di modellarsi alle esigenze e ai bisogni di un’eventuale assistita, ma le intelligenze artificiali possono imparare ed evolversi davvero, ma molto poco (che io sappia!). Ci ho messo della gran fantascienza. Non ti dico cosa cerco di farmi dire da Alexa, poi alla fine è un miracolo se riesco a farle aprire YouTube, a quella minchion@ ma, tornando all’argomento puramente tecnologico, non credo che un’intelligenza artificiale potrebbe mai superare le capacità di un essere umano, né riprodurne determinti lavori. Le arti in genere sono frutto di una serie di scontri personali: emozione contro ragione, disagio esistenziale contro voglia di migliorarsi, io non ce la vedo proprio un’intelligenza artificiale che simula un premestruo (scusa, ma per me il premestruo è il periodo del mese in cui metto in discussione ogni cosa: litigo con me stessa, mi arrabbio, mi analizzo, mi picchio, mangio ) e tira fuori, che so, l’urlo di Munch. 

L’idea di base però nasce dalla convinzione che un gruppo di persone competenti e specializzate in un determinato settore (quello d’amore) possa essere d’aiuto a chi fatica a relazionarsi con qualcuno/a. Come quei programmi alla brutto anatroccolo in cui un’equipe di esperti tira fuori la tua versione cigno. E se ci fosse un’equipe di cupido? Semplicemente, i cupido sono diventati un’intelligenza artificiale grazie (o a causa) del periodo storico in cui viviamo. Se avessi ambientato la storia anche solo pochi anni prima, Jennifer sarebbe stata un gruppo di almeno 5 persone!


È il tuo primo romanzo che leggo ma mi sembra aver capito che i precedenti facciano parte tutti della stessa famiglia, me ne puoi parlare a grandi linee?

Grandissime: suo cugino Andrea (che fa una comparsata insieme a sua moglie e ai suoi amici, ma non possono essere riconosciuti senza aver letto almeno la zebra) è il protagonista maschile dei miei primi due libri, insieme a Rebecca. Nel primo libro racconto di come si conoscono e si innamorano (spoiler?? Naaaa. E’ un rosa fucsia anche quello)  e nel secondo sono bloccati in casa per il Covid e finiscono in una situazione alla hitchcock in realtà, tra il primo e il secondo è spuntata la sorella di Rebecca, Anna, che in un libro natalizio si aggiudica il suo ex professore di matematica delle medie e compare insieme a lui nel libro “Covid”!

La colpa è mia: mi sono affezionata tanto a questo gruppo di disadattati al punto da raccontare il loro albero genealogico, diciamo. Ma credo che non ci saranno ulteriori rami!


Mi sono divertita ad immaginarti girellare per un sexy shop con carta e penna e prendere ispirazione per le creazioni di Amelia, è stato veramente così o ti sei fatta una cultura online? (Non oserei immaginare i contenuti suggeriti da Google per le settimane seguenti! Rido rido rido!)

Eheeee!! Io ho curato la comunicazione per un sex shop e ho visto taaaante cose. Ah, che periodo straordinario… e Marco, il mio ex capo, mi ha aiutato a definire le caratteristiche dell’unicorno e ha letto il libro. L’ha fatto leggere anche a una delle sue dipendenti!!! Porella. Questa santa donna mi ha anche whatsappato per dirmi che avevo scritto yogurt con la h e avambracci con la n. Una dolcissima figura di mmmmmmm*****  

 

Adoro il tuo modo di scrivere, la tua narrazione in terza persona è sublime nello sviscerare quello che i protagonisti vogliono negare anche a loro stessi, i dialoghi poi sono frizzanti e acuti, nulla è lasciato al caso. Qual è stata la tua formazione accademica e cosa ha forgiato maggiormente il tuo stile rendendoti la meraviglia che sei?

A parte che credo di amarti, comunque ho studiato sceneggiatura all’università e poi ho lavorato in tv per un bel po’, a fianco di autori da cui ho imparato taaante cose. I tempi tecnici, soprattutto. Continuo a lavorare nella comunicazione e si impara davvero qualcosa ogni giorno. Coi tempi che corrono, poi, basta che ti giri un attimo e ti sei già persa un social, c@zzo!!! Ma la cosa migliore, quella che mi fa sentire la persona più fortunata del pianeta (giuro. Mi bullo almeno otto volte al giorno, per questa cosa!! ),  è il poter collaborare con scrittrici straordinarie e potermi confrontare con loro sulla grammatica della scrittura. Eh, che poi più che confronto è un ritornare a scuola bello e buono, imparare e non vedere l’ora di applicare tutto quanto. Gnegnegne: il suono onomatopeico del “bullaggio”!!!


Facciamo pubblicità alla tua pagina grrr_power_, come la definiresti?

Caotica. Piena di rubriche non esattamente utili, ma sicuramente confortanti. Pensate di essere pazzi? Guardate qui, c’è chi sta peggio di voi! E siamo pure felici come una Pasqua di essere pazzi, tra l’altro! Ti dirò che la cosa è nata soprattutto per avere l’occasione di fare qualcosa tra di noi, poi finiamo per pubblicarci davvero, ma vabbè… mi hanno chiesto (più che giustamente, dovrei) di aprire la mia pagina autore, ma credo che nulla mi rappresenti meglio di Grrr Power!!


Domanda a bruciapelo finale: c’è qualche trope che non ti piace o che ti mette a disagio in lettura e/o in scrittura?

In realtà non sono ferratissima sui trope, la madre dei trope è sempre incinta e ne salta fuori uno al giorno, non è una gran gestazione! Più che dirti cosa non mi piace, posso dirti che ne adoro due sopra ogni cosa: l’age gap e l’hate to love! Dammi almeno dieci anni di differenza tra i due, una serie di battibeccate, qualche calcio in culo metaforico, e sono perdutamente tua!!!

 

Domanda aggiuntiva spezza falangi:che rapporto ha un’artista come te con le scadenze?

E’ difficile da credere, ma sono una che raramente arriva in ritardo a qualche scadenza. Sul caos non posso difendermi, la confusione che di solito si associa agli “artisti” (tra l’altro grazie, io sono onorata di questa definizione) nel mio caso si traduce in un caos di tipo sonoro, il dialogo serrato tra me e i miei omini del cervello mentre metto su carta un’idea che il più delle volte arriva tutta intera. Ho idee davvero gentili: arrivano complete. Inizio, svolgimento, fine. Boom. Tutto il pacchetto. A quel punto mettersi lì a scrivere diventa quasi liberatorio, altrimenti mi esplode la testa. Poi ovviamente ci vuole la ciccia. Cosa attacchi, alle ossa dell’idea? Rumore di omini che cercano di costruire intorno allo scheletro. E a quel punto, ecco che arriva l’ossessione compulsiva: leggo e rileggo quello che ho scritto come una sciamannata. Quei gran maleducati di marito e figlia maggiore mi guardano mentre leggo. Si guardano tra loro. Mi dicono: ma ti stai leggendo? Io urlo: ma non è che mi sto leggendo perché sono narcisista, mi sto leggendo per correggermi!!! Loro non ci credono, io cambio stanza, e via avanti leggo soprattutto a computer per poter correggere e cambiare e aggiungere e riassemblare. Quando non ho più voglia di farlo perché mi va bene quello che leggo (mi va bene nel senso che lo sento profondamente mio, che sono proprio io, poi, come ti dicevo, cerco di imparare e migliorarmi ogni giorno. Ma per forza, eh, quel processo non finisce maaaaiiii), insomma, quando non tocco più la tastiera, posso dire di aver finito. Lo metto a mantecare per un periodo e vedo se, rileggendo qualche mese dopo, ho ancora voglia di tenermi le mani intrecciate sulle gambe. Indovina un po’? Riparto come una sbarellata. Cambio, aggiungo, modifico, rileggo, litigo con marito e figlia… il tutto si ripete poi però arrivo a una quieta soddisfazione!


Grazie ancora per averci dedicato il tuo tempo!

Grazie a voiiiiiii!!!!!!!!!

 

Anna

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