– A CHE ETA’ TI SEI APPASSIONATO ALLA LETTURA?
Credo di essermi appassionata nel momento in cui ho capito che nei libri si vivevano storie alternative alla mia. La verità assoluta è che da ragazzina leggevo con superficialità, ma poi ho incontrato Anne Rice e le sue Cronache dei vampiri. Ne sono rimasta folgorata. Ma il mio vero, unico amore, il romanzo che per me è sinonimo di Eccellenza, è il conte di Montecristo. È stato questo il romanzo che mi ha aperto gli occhi e spalancato l’immaginazione.
– QUANDO HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Ho un vecchio tema delle elementari che per me è motivo di orgoglio perché feci un’introduzione che mi valse un Ottimo! con tanto di punto esclamativo e tre sottolineature. Mi fa ancora sorridere che la mia maestra di allora mi esortò a scrivere storie, perché si divertì moltissimo per come mi approcciai al titolo: “Se la quercia nel cortile potesse parlare…” e io esordii con: “Quando ero ancora un germoglio…” Credo che sia stata la scintilla. Ma la vita ti porta altrove, e la vera attitudine l’ho scoperta più avanti, intorno ai trent’anni d’età. Spero di non fermarmi più.
– COME E’ NATA LA DECISIONE DI INIZIARE A SCRIVERE?
Mi piace leggere ma molte volte vedo incongruenze, trame superficiali e storie noiose, molte simili tra di loro, personaggi che si somigliano e sviluppi trita e ritrita. In più, mi disturbava che romanzi molto osannati dalla critica e dalle famose 5 stelline, mi avessero deluso moltissimo. E così ho deciso, un pomeriggio di molti anni fa, di provare a scrivere una storia che avrebbe accontentato me per prima, e poi i potenziali fruitori. Come dico spesso, scrivo le storie che vorrei leggere.
– COME NASCONO LE STORIE DI CUI PARLI? A COSA TI ISPIRI?
Tendenzialmente mi ispiro a ciò che mi circonda, soprattutto a livello artistico. Adoro l’arte, la musica e il cinema. Non disdegno assolutamente le serie TV che negli ultimi anni, la stanno facendo da padrone sul panorama televisivo. A volte mi basta vedere un volto, una movenza o anche solo ascoltare un particolare brano musicale (adoro la musica classica) et voilà, nella testa si affaccia un personaggio che a mano a mano, si fa sempre più strada. In realtà l’ispirazione è ovunque, basta solo saperla riconoscere.
– MOLTI AUTORI SOSTENGONO CHE MENTRE IL RACCONTO PRENDE FORMA SONO I PERSONAGGI STESSI CHE TI PARLANO E TI INDICANO LA STRADA DA SEGUIRE… SENTI ANCHE TU LE VOCI NELLA TESTA?
Divertente questa domanda! Sì, le sento. Al limite del ricovero psichiatrico, aggiungo! Ti faccio un esempio: quando ho iniziato a scrivere Caldo Sangue, Ranieri aveva un carattere più superficiale, nella storia. Per me è stato un esercizio di stile, questo romanzo, per capire se sarei riuscita a creare un nuovo vampiro, una figura che esulava dai mostri tenebrosi o dalla figura del vampiro sbrilluccicante e in continuo down esistenziale per la sua condizione. Poi lui ha preso il sopravvento ed è diventato quello che è: profondo, sensuale, ma anche isterico e nevrotico. Sembrava sul serio di averlo dietro le mie spalle che mi sussurrava: “coraggio, io sono più di questo. E tu lo sai.” e da lì in poi è stata tutta discesa. Voleva raccontarmi la sua storia, e l’ha fatto. A volte, ancora adesso, mi sembra di sentirne la presenza. Me lo sono sempre immaginato accovacciato sul tetto, a sbirciare dalla finestra del mio studio, di notte, mentre mi faccio prendere dalla frenesia della sua vita. Spero che prima o poi, si palesi sul serio.
– COME HAI CAPITO CHE IL TUO GENERE LETTERARIO ERA QUESTO?
In realtà non ho un genere letterario. O meglio, non me lo sono prefissato e credo che mai lo farò. Caldo Sangue è stato considerato un erotico, ma in realtà è una storia d’amore intensa e sofferente, e il personaggio si può definire gotico. La figura del vampiro è sempre affascinante, e se non avessi creato uno scenario in cui la passione è forte, vissuta con il tormento che solo un grande amore può dare, non ne avrei colto la profondità.
– QUANDO LEGGI UN LIBRO, NEL DARE IL TUO GIUDIZIO TI PONI COME SEMPLICE LETTORE O COME SCRITTORE?
Utilizzo due chiavi di lettura: il trasporto, e la coerenza. Se la storia che leggo è davvero bella, mi lascio coinvolgere senza farmi domande, fino alla fine, sperando di non restarne delusa. Se la trama è traballante, mi immedesimo come autrice e critico i punti deboli, rendendomi conto che bastava un niente per rendere alcuni scenari molto più accattivanti e ben descritti. Sono automatismi che, una volta superato il limite di aver portato a termine una o più storie, non puoi evitare.
– COSA PENSI A RIGUARDO DELL’ANNOSO DILEMMA C.E. VS SELF?
Sono dell’opinione che la libertà di pubblicare in proprio sia una buona alternativa. Purtroppo questo però va spesso a discapito della qualità. Non voglio inimicarmi nessuno, ma ci sono davvero troppi romanzi auto pubblicati che non valgono la carta su cui sono stati stampati. Altri invece meriterebbero gli scaffali più in vista delle librerie, piccoli gioielli self che le grandi CE hanno rifiutato per svariati motivi che non sto a elencare. Chi come me è un esordiente, sa perfettamente di cosa parlo. L’iter per avere una CE alle spalle è snervante, molto frustrante, e la maggior parte delle volte si risolve con un secco rifiuto, o con uno snobbamento totale. Il mio pensiero ultimo è che gli autori dovrebbero fare molta attenzione a scrivere delle belle storie, tutto qua.
– COME VEDI IL TUO FUTURO DI SCRITTORE? RIMARRAI FEDELE AL TUO GENERE O HAI VOGLIA DI SPERIMENTARE CON QUALCOSA DI NUOVO?
Sto editando un romanzo che si potrebbe definire uno Urban Fantasy in cui vi sono parecchi elementi mistici, e moltissima musica. Nel mio “quaderno per gli appunti mentali” ho anche una trama thriller, e magari in futuro mi cimenterò in qualcosa di comico. Come dicevo prima, non amo le etichette e non mi precludo nessun genere.
– TRA I LIBRI CHE HAI SCRITTO, QUAL E’ QUELLO CHE HAI AMATO DI PIU’ E PERCHE’? CE NE PARLI?
Per ora, l’unico romanzo che ho pubblicato è Caldo Sangue che io amo moltissimo. Lo amo perché mi ha dato la possibilità di esternare parecchi sentimenti e nello scriverlo non mi sono limitata affatto. Parla di Ranieri Dei Soldati, uno chef di altissimo livello che è anche un vampiro italiano di cinquecento anni, che ama il cibo, la vita, ma soprattutto, è patriottico. L’amor di patria è uno dei suoi pregi, e la passione per la cucina e l’amore è il fulcro di tutta la storia. È un romanzo che è stato definito erotico, e in effetti è pregno di scene ad alto tasso di erotismo, ma in realtà non era quella la mia intenzione. Quando ho deciso di inserire determinati scenari però, ho capito che avrei dovuto farlo senza pormi limiti di linguaggio, senza auto-censura. Il punto di vista infatti è maschile, in prima persona, e sarebbe stato irrispettoso, da parte mia, far parlare un essere con cinquecento anni d’età sulle spalle, usando termini all’acqua di rose o inserire improbabili dettagli prettamente femminili. L’uomo è più sanguigno, più concreto. Così mi sono fatta trasportare dalle sensazioni che prova un maschio, azzerando per un determinato tempo la mia parte femminile, scrivendo sotto una sorta di trance. Non ho edulcorato nulla, ho lasciato sfogare la parte bestiale di Ranieri, dando a lui la voce. Ranieri è un uomo che non usa girare attorno alle cose, è impetuoso ma è anche un romantico. È puro istinto, e vive una transizione tra l’essere vampiro e il voler comportarsi da uomo, in costante bilico tra ciò che è, e ciò che è stato.
– CHI SONO I TUOI AUTORI PREFERITI? QUALI QUELLI CHE TI HANNO ISPIRATO MAGGIORMENTE?
Innanzitutto, come precedentemente annunciato, la mia autrice preferita è Anne Rice, per ovvie ragioni. I suoi vampiri sono stati una breccia nel buio, per un’amante del genere. Poi cito Alexandre Dumas (padre) per aver dato vita a Edmond Dantès, il conte di Montecristo, che per me rappresenta l’uomo perfetto. Nel mucchio inserisco anche J. K. Rowling, Edgar Allan Poe, William Blake, Charles Dickens, Oscar Wilde, Stephen King, John Keats, Donna Tartt e mi fermo qui perché sennò diventa un elenco assurdo.
– UN CONSIGLIO SPASSIONATO AD UN AUTORE EMERGENTE?
Emergente come me, vorrai dire! Siamo tutti sulla stessa barca! A parte gli scherzi, l’unico consiglio che posso dare è non fidatevi dei parenti che vi dicono “bello, sei il top! Pubblicalo!” perché la maggior parte lo fa solo perché vi vuole bene. Bisogna essere realmente convinti di aver fatto un buon lavoro, di aver davvero trovato un filone logico a quello che si sta scrivendo. Pubblicare un libro tanto per sentirsi “autori”, non è la strada giusta. E poi, non abbiate fretta. Non c’è nessuno che vi corre dietro. Analizzate, fate ricerche e documentatevi, e poi fate un editing profondo, profondissimo. Accaparratevi uno stile di scrittura, e fatelo vostro. Non si vince nulla se si arriva primi, ma si può dare al mondo un ottimo prodotto se si è pazienti.
– CI RACCONTI QUALCOSA DI CURIOSO SU TE STESSO?
Sono una folle sognatrice. Amo buttarmi a capofitto nelle storie che scrivo al punto da estraniarmi da tutto e da tutti. La notte è il momento che prediligo, per scrivere. Mi immedesimo nei personaggi più che posso. Nel prossimo romanzo che, spero, vedrà la luce nel prossimo futuro, ho scritto di un musicista, e per questo ho ripreso a studiare pianoforte. Per entrare nel suo mondo, per capire come la musica possa regalare gioie e dolori, ho intrapreso questo cammino che prosegue con molta soddisfazione personale. Ecco fino a che punto arrivo per creare un romanzo, altro che “le voci nella testa!”
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