Il romanzo narra la vita tormentata di una ragazza sola, affetta dalla sindrome di Tourette e dalla sindrome di Asperger e obbligata fin dalla tenera età a restare rinchiusa all’interno di un ospedale psichiatrico. Stanca della propria quotidianità, segnata da tic nervosi dolorosi, incomprensioni, bullismo da parte dei coetanei e non solo, la ragazza decide di suicidarsi, gettandosi dall’ultimo piano dell’edificio. Ma un ragazzo appena arrivato nell’istituto, salito sul tetto per osservare le stelle, le mostrerà quanto è bello vivere grazie alla sua grande immaginazione e, soprattutto, al suo potere di far trasparire tutto ciò a cui pensa.
Un libro così bello che solo le lacrime che ho “perso” lungo le pagine posso descriverlo.
Una ragazza diversa, ed è inutile dire che la diversità è un pregio, è il difetto che vede chiunque, siamo onesti in un’epoca che ancora tutt’ora vede nella diversità un punto fermo, un ostacolo, qualcosa di imperfetto e di unico nel suo genere.
Non idealizziamo le giornate della diversità, calzini spaiati o roba simile, nella nostra testa è inculcata l’idea di perfezione, dove social e media giocano ruoli ben precisi.
Ed è così che la protagonista di questa storia si sente, così diversa da immaginare e sognare un ragazzo che la “sprona” a vivere, a continuare a farsi “deridere” da questa vita ingrata.
Un libro dove il cuore e l’anima si fondono, dove la diversità è una condanna, dove il sentirsi diverso ha quel peso immenso da sembrare immane.
Sola… è così che ci si sente. “Per fortuna che esistono i libri”, eh già almeno i nostri amici di carta ci fanno compagnia.
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