Recensione “Ancora” di Sara Fiumefreddo

 

 

 

Nel titolo, che dà anche il nome a uno dei componimenti, è intrinseco il tema del doppio: può essere letto “àncora” oppure “ancòra”. Nel primo caso, si fa riferimento a un’àncora alla quale tutti dovremmo aggrapparci: l’umanità e tutti i valori a essa connessi, dalla gestualità alla comunicazione verbale, dalle insicurezze alle paure, dai progetti alle aspettative. La stessa umanità che, nel corso delle poesie, è analizzata sotto tanti aspetti, dalla sua ambivalenza ai suoi cambiamenti dovuti all’introduzione della comunicazione mass-mediale. Volutamente, le prime poesie illustrano le peculiarità dell’uomo, dalle debolezze al pensiero, mentre le ultime presentano le difficoltà di una comunicazione priva di aspetti para verbali e di un mondo in cui realtà e finzione sono un’inscindibile mescolanza. Ed è alla luce di queste considerazioni che emerge la seconda sfumatura del titolo: abbiamo bisogno “ancòra” dell’umanità e della sua intramontabile bellezza.

Potrei descrivere questa raccolta di poesie con un solo aggettivo: splendida.

In un mondo che corre dietro alla perfezione e agli stereotipi, questi versi sono un inno all’umanità, ai piccoli e grandi difetti e imperfezioni che ci rendono veri e unici, un incoraggiamento a mostrare le nostre incertezze, le nostre paure che danno vita ad esseri umani e non a robot che vivono vite non loro.

E poi, abbracciando le nostre imperfezioni, chiediamoci che senso ha la vita e se anche non lo troviamo, almeno continuiamo a chiederci: perché? È il porsi le domande giuste più che avere le risposte che ci rende creativi e vivi.

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