Recensione “Caravaggio assassino” di Roberto Ciai e Marco Lazzeri

 

Dopo una velenosa partita a carte, il ruffiano Ranuccio Tomassoni affronta in duello Michelangelo Merisi, conosciuto come Caravaggio. Ranuccio viene ferito e, nonostante l’intervento di un cerusico, muore dissanguato tra le braccia del fratello Gian Francesco, mentre Caravaggio, ferito a sua volta, si dà alla fuga.
Gian Francesco governa da padrone assoluto Campo Marzio ed esige una vendetta feroce. Affida al birro  Bencivenne l’incarico di rintracciare il pittore, che sembra scomparso nel nulla. Attraverso le maglie oscure e impenetrabili della Città Eterna, le indagini di Bencivenne portano inaspettatamente alla luce attriti e faide interne alla famiglia Tomassoni, storie di sangue e di carne. Un dubbio si fa strada nella sua mente: e se Caravaggio fosse innocente?
In una Roma meravigliosa e decadente, nella quale l’arte di chiese e palazzi si mescola alla miseria e alla criminalità dei quartieri infami, si scatena una violentissima caccia all’uomo che vede contrapporsi due tra le famiglie più potenti della città, i Farnese e i Colonna; una caccia all’uomo in cui le ragioni del potere potrebbero prevalere sulla giustizia.

 

Era da un po’ che non mi approcciavo ad un romanzo storico, troppi autori si vantano di scriverne peccando ora in ricerca ora in fascino, non riuscendo a conquistarmi completamente, ma questo ci è riuscito alla grande!

Sul personaggio del Caravaggio ho letto diversi romanzi e mi è piaciuta questa nuova esposizione che lo coinvolge sì, ma quasi sempre come personaggio secondario; il protagonista non è lui per una volta, ma chi gli dà la caccia: il birro Lucifero/Aaron Bencivenne, assoldato dal fratello della vittima, Gian Francesco Tomassoni.

Gian Francesco, l’orso, vuole vendicare la morte del fratello Ranuccio avvenuta apparentemente per mano del Merisi, evento che lo spazzò via dalla scena romana facendone perdere le tracce.
Non sono ambienti raffinati quelli in cui viene ambientato il romanzo, botteghe, osterie, ghetto ebraico, strade e fogne fanno da palcoscenico a questa caccia all’uomo.

 

“Questa era Roma nei primi anni del nuovo secolo. Bella e cadavere, incanto e merda, fabbrica dell’ozio della carne data e presa per soldi o per disperazione.”

 

Il Merisi dal suo canto interverrà saltuariamente a darci la sua versione dei fatti, come per srotolare lentamente la verità che lo ha portato al suo esilio, rivelando le sue passioni e debolezze.
Il fascino che Lucifero emana è conturbante, un uomo dalla cultura raffinata e insolita per un birro, un passato celato, la sua capacità di mettersi in discussione, il sapersi emozionare e farsi rapire dall’intensità di una tela del Merisi: tutto me l’ha reso caro e ad ogni sua mossa mi è parso quasi dislocato fuori dalla sua epoca, una sorta di viaggiatore del tempo super partes.

L’arte del Merisi viene esaltata e, per chi lo apprezza, non può che essere motivo di gioia.

 

“Nella tela il lume squarcia le tenebre e separa il dio dal demonio, la condanna dalla salvezza. Nella tela la redenzione è possibile.”

Vengono raccontate le alleanze, i giochi di potere, le nefandezze della società dell’epoca e  Lucifero dovrà insinuarsi fra queste, per investigare e valutare altre strade che non siano quelle ovvie, scoprendo le forze che, in una inattesa sinergia, hanno portato alla tragedia.

Che poi Ranuccio meritasse quella fine ci appare subito evidente, troppe vite sono state spezzate o rovinate da questo borioso inetto che si faceva grande del nome della famiglia senza averne gli attributi.

 

“Aaron pensò con amarezza che Caravaggio era al centro di una ragnatela di odio e di desiderio di vendetta, più vittima che carnefice.”

 

Il protagonista dovrà pagare amaramente lo scotto per essersi esposto e deciderà di affrontare i suoi demoni, ribaltando la propria esistenza per riabbracciare i valori autentici della sua religione.

 

Narrazione in multipov per dare ai vari personaggi la possibilità di esprimere la loro opinione e darci una visione di insieme. La dialettica ci riporta al passato, gli autori sono stati abili a dipingere immagini nella mente del lettore, a farci percepire addirittura gli odori, rendendo la lettura di questo romanzo un’esperienza immersiva.
Magnifico!

Anna

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