Recensione “Cicatrici. Black Diamond” di Raffaella Giordano

 

“Nessuno ti amerà mai, guardati… sei un Mostro”

Una vita distrutta, un corpo deformato dalle cicatrici, un occhio quasi cieco.

Angelica sopravvive, la sua vita è diventata una monotonia fatta di paura, ribrezzo e solitudine.

Era una ragazza bellissima, piena di vita, pronta a conquistare il mondo. E a soli ventidue anni, tutto è crollato.

Si esibisce in un club, copre le sue cicatrici con una maschera e con vestiti aderenti facendo l’unica cosa che le dà un briciolo di pace: ballare.

Grazie al suo lavoro, farà amicizia con tre ragazze speciali e incontrerà Nathan, un uomo dolce che desidera solamente vederla splendere.

 

Ma la sua risalita verso la rinascita sarà accompagnata dall’ombra del suo ex fidanzato.

Derek non accetta che lei sia libera, non accetta che l’abbia denunciato né che ritrovi il sorriso, lui non la ama, non l’ha mai amata il suo unico scopo resta distruggerla.

Riuscirà Angelica a realizzare i suoi sogni e a smettere di sopravvivere per iniziare a vivere davvero?

Philadelphia farà da sfondo a una storia di sofferenza e di rinascita, a un amore genuino, che non ha pretese.

 

Tema attualissimo quello della violenza sulle donne; un amore malsano, violento, contorto, nocivo, morboso, sotto mentite spoglie… due mani che dovrebbero dare solo amore, carezze e piacere e che invece creano dolore, lividi, sangue fino alla manifestazione più atroce, l’acido sul corpo.

Ho letto i ricordi di lei con il fiato sospeso, immaginando come un “amore” possa arrivare a tanto, della serie “o mia o di nessun altro”.

Come può un sentimento che si professa amore arrivare a rovinare la vita della tua compagna.

Leggiamo giornalmente fatti di cronaca incentrati sulla violenza femminile, un uomo che riesce a togliere tutto ad una donna in nome di un amore anormale, privarla della libertà, amicizie, famiglia e infine della vita.

“Era l’uomo perfetto, finché non ho aperto gli occhi e ho visto cosa stava facendo davvero. Si stava insinuando lentamente nella mia vita, nella mente, fino a diventare veleno nelle mie vene.”

Raffaella ha saputo rappresentare le migliaia di donne che subiscono qualsiasi forma di violenza, dando voce a una delle tante e rendendola “umana” alla portata di tutti, cercando di spiegare lo stato d’animo di una sopravvissuta.

La protagonista ha ripreso lentamente a vivere, passando per la sopravvivenza fino all’accettazione e infine a riaprire il cuore per un uomo che tale deve essere chiamato.

Amo la scrittura di questa autrice e in questo caso l’ho apprezzata maggiormente per la semplicità delle parole scelte, per la dolcezza del racconto, per quei sentimenti positivi che ci ha saputo suscitare nonostante la vicenda terribile vissuta.

 

 

 

 

Anna

Loading

La nostra votazione

Pubblicato

in

da

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *