Roma. 1636. Le strade acciottolate ronzano di pettegolezzi e peccato. Costanza Piccolomini è una rispettabile giovane moglie, finché non si imbatte in Gian Lorenzo Bernini, il famoso scultore dagli occhi neri come la pece e un’indole tenebrosa. Dal momento in cui i loro sguardi si incrociano, nasce un’attrazione fatale. Il loro amore segreto brucia di una passione che li consuma. Ma con ogni bacio rubato e incontro proibito la reputazione di Costanza è a rischio. Nel frattempo Bernini ha un desiderio molto pericoloso: vuole rendere Costanza immortale. Giura di possederla non solo nel corpo e nell’anima, ma anche nell’arte. Quando Bernini mostra al mondo il busto in marmo di Costanza, il suo ruolo di amante diventa palese, segnando la fine della loro relazione e l’inizio di uno scandalo che scuoterà la società romana. Per Bernini distruggere Costanza è preferibile a lasciarla andare. Tradita. Abbandonata. Bandita. Questa sarebbe dovuta essere la fine della storia di Costanza. Ma lei non è una donna ordinaria: dalle ceneri risorgerà… Per tutti è stata una musa, una seduttrice, una donna perduta. Questa è la sua storia.
La storia proibita del grande amore che unì il Bernini e la sua musa Costanza Piccolomini, la rivincita di una donna che volle essere amata, un sentimento che sfociò però in ossessione e, poi, in tragedia.
Una giovane sposa che vede infrangere i suoi sogni romantici è preda facile delle attenzioni di un personaggio influente che la incanterà con quella sicurezza effimera dell’esserne diventata la musa.
La lettura di questo romanzo è stato un viaggio nel tempo, così come il Caravaggio era solito rappresentare i suoi personaggi nella loro cruda umanità, anche l’autrice ci ha mostrato le condizioni in cui si viveva nel 1600. Una Roma incantevole ma sporca, le aspettative minime alle quali una donna poteva aspirare, le malattie, le complicazioni che potevano spegnere una vita.
“Sono fortunata ad avere un buon marito: non è né pigro, né insolente, né sempre ubriaco”
La vita poteva essere per la maggior parte della popolazione modesta, se non misera, ma l’incontro che Costanza avrà con Lorenzo Bernini, Maestro di suo marito, lo scultore Matteo Bonuccelli, sarà decisivo. Quelle piccole attenzioni che hanno fatto sbocciare il desiderio di volere di più dalla vita, di essere amata e considerata non solo per la sua bellezza ma per i suoi pensieri e opinioni, la condurranno a diventare l’amante dell’uomo con il quale avrebbe voluto dividere la vita.
“Sono una donna fortunata, amata, ho la pancia piena e un tetto sopra la testa. Eppure nella mia vita è sempre mancato un pizzico di splendore”
Lorenzo mostrerà a Costanza la bellezza dell’arte in ogni sua espressione, sarà il suo pigmalione, un amico e un amante straordinario.
“Sei per me un balsamo e un veleno, tutto insieme. Un dolore fisico. Sono un disgraziato peccatore, uno che si prende le mogli degli altri.”
Un romanzo dal ritmo lento, a volte tedioso, ma che ha rivelato una storia d’amore dapprima bellissima. La vita della ragazza prenderà il volo, sarà amata, accudita, le sue vesti diventeranno più raffinate, lei e il marito saranno introdotti negli ambienti che contano.
La posizione di una donna è sempre stata più delicata rispetto a quella di un uomo, soprattutto se potente. Il coraggio che ha avuto Costanza nel rivendicare l’amore che bramava nella sua vita è stato ammirevole, la vicinanza del marito che la ama come un fratello è commovente. Ma purtroppo ci saranno sempre quelle persone che invidieranno la serenità degli altri, quel sentimento che non hanno potuto provare e che viene quindi strappato e lacerato con la violenza e le menzogne, trasformando la passione in risentimento e odio, rovinando le esistenze.
“Lorenzo divorerà tutto: il potere, l’amore, l’adorazione, la bellezza. Si nutre di questo, e continuerà a farlo finché non sarà rimasto altro che un guscio vuoto”
Romanzo scritto in prima persona e il multipov ci mostra la determinazione di Costanza, il genio, la passione e l’arroganza del Bernini, il risentimento di Luigi Bernini, il fratello minore sempre messo nell’ombra dal grande Maestro, le considerazioni e le critiche della matrigna di Costanza e la distanza che verrà a crearsi con la sua amica d’infanzia.
È stata una lettura che mi ha impiegato più tempo del solito, la prima metà è stata lenta ma poi ha preso il volo; ho amato il lato introspettivo del periodo passato in convento, la difficoltà di Costanza ad ambientarsi ad un luogo tanto spartano e alle compagnie di livello inferiore, ma anche la presa di coscienza, l’umiltà che le ha fatto riscoprire la solidarietà con le sue compagne di sventura e la sua rinascita come donna migliore.
L’autrice ha trattato con molta passione la condizione femminile, la disparità con la quale veniva considerato il peccato di fornicazione, nonostante fosse l’unico modo per sopravvivere per molte donne che, da vittime, venivano condannate come uniche colpevoli.
“Le donne non hanno alcuna possibilità di essere libere. L’unico modo per sopravvivere è sottomettersi”
E ha voluto anche portare all’attenzione del pubblico la voce di quell’altra meta del cielo che nel passato è sempre stata volutamente messa in secondo piano.
“Dobbiamo affrontare il passato e anteporre la narrazione delle donne a quella degli uomini di potere”
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