Abramadabra, il secondo volume della tetralogia eroicomica “Cronache di una Strega per Caso”, si fa dark, e strizza l’occhio al thriller, senza tralasciare però l’ironia che ne è la principale caratteristica. Marco e Mirta iniziano la loro agognata convivenza ma c’è qualcosa di strano in casa loro e la nostra strega lo percepisce; i bizzarri comportamenti di Marco peggiorano la situazione. Per Mirta è difficile vivere con il Vichingo e affrontare la quotidianità della nuova vita. Inoltre un individuo pericoloso, che Mirta pensava di essersi lasciata alle spalle, torna a tormentarla e lei deve difendersi dalle sue attenzioni indesiderate. Tra divertenti equivoci, la protagonista, sostenuta dall’inseparabile Vì (la sua vocina interiore), affronta le proprie paure in un susseguirsi di colpi di scena e di battute. In seguito al coma i suoi poteri empatici si sono rafforzati e la tormentano con inquietanti episodi di sonnambulismo che lei chiama “Vuoti d’Ombra” che spesso la portano a confondere sogno e realtà. Tuttavia una nuova amica la aiuta a fare luce sui suoi presunti poteri, forse poco magici ma di certo molto ironici. L’ormai assodata intesa sessuale fra lei e Marco è in continua evoluzione e talvolta anche fonte di turbamento. Il castello di bugie che Mirta costruisce, giorno dopo giorno, per difendersi, minaccia di crollare da un momento all’altro e la sua relazione con il Vichingo viene continuamente messa alla prova. Riuscirà Mirta ad accaparrarsi quel lieto fine nel quale ha sempre finto di non credere? Vi: «Ci sono delle scene alquanto spinte… vibro dall’emozione!».
Sono appena riuscita a smettere di ridere, quindi è il caso che ne approfitti subito (prima che riparta la “ridarola”) e viparli di nuovo della coppia più bislacca del mondo.
In questo secondo capitolo di “Cronache di una strega per caso” ritroviamo i nostri amatissimi protagonisti; la tenebrolesa Mirta, che ora soffre di sonnambulismo (durante i suoi viaggi notturni ne combina una peggio dell’altra) e il vichinghissimo Marco, sempre più innamorato, sempre più perfetto (sempre più super issimissimo) ma soprattutto sempre più disperato (tentare di capire Mirta non è per nulla semplice).
Ancora una volta le emozioni non sono lesinate e nemmeno i colpi di scena, anzi, in questo volume si strizza l’occhio al thriller.
Finalmente i due protagonisti sembrano aver trovato la pace per “godere” della loro convivenza (in tutti i sensi), invece ecco che qualcosa va storto.
Un uomo ambiguo e pericoloso minaccia la loro storia e Mirta, trincerata dietro un muro di menzogne, cerca di sconfiggere il nemico.
Si susseguono eventi rocamboleschi che ti attirano in un vortice di emozioni contrastanti (roba da farsi venire la gastrite), condite con tanta sensualità (tanta tanta) e un pizzico di romanticismo (come nelle ricette di cucina, q.b.)
Mirta dopo l’incidente è cambiata ed è costretta a fare i conti con se stessa, dovrà affrontare tutte le sue paure, e lo farà a modo suo, accompagnata dalla sua inseparabile amica vocina, Vi.
L’ironia la fa sempre da padrona, ad enfatizzarla la comparsa della bizzarra nonnina, sua nuova vicina di casa e compagna di disavventure (Viganotti, una di noi.)
Sono arrivata al finale con la gola secca (neanche avessi fatto la maratona di New York) perché mi è stato IMPOSSIBILE (maiuscolo grassetto per enfatizzare ancora di più) togliere gli occhi dal libro, dovevo sapere se per questa povera strega era giunta l’ora del lieto fine che tutte le principesse (anche se un po’ strambe) si meritano.
Resto in attesa (trepidante attesa, precisiamolo bene) del terzo volume, per continuare a vivere le emozioni di questa fantastica e divertentissima favola dark.
Ps. Le parole tra parentesi come avvenuto nel volume uno sono opera di “vi” e anche in questo caso l’autrice della recensione non si assume nessuna responsabilità.
Sensualità:
Recensione:
Editing:
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