Recensione di “Shirley” di Susan Scarf Merrell

 

Al centro di questo avvincente romanzo troviamo due importanti figure del panorama letterario: la celebre Shirley Jackson, nota per il racconto La lotteria e per i romanzi L’incubo di Hill House e Abbiamo sempre vissuto nel castello, e suo marito, Stanley Edgar Hyman, critico letterario e professore del Bennington College. Quando un giovane dottorando e sua moglie incinta – Fred e Rose Nemser -, si trasferiscono a casa di Shirley e Stanley nell’autunno del 1964, non tardano a cadere preda del magnetico incantesimo esercitato dai loro ospiti brillanti e anticonformisti. Mentre Fred è assorbito dai suoi impegni di insegnante, Rose stringe un’improbabile e turbolenta amicizia con l’enigmatica e imprevedibile Shirley. Incuriosita dall’esplosivo matrimonio degli Hyman e inesplicabilmente attratta dall’autrice, Rose intuisce comunque che qualcosa non va… qualcosa che ha a che fare con misteriose chiamate notturne e con l’inspiegabile scomparsa di una delle studentesse del campus. Denso di atmosfera e del fascino sinistro delle opere dell’autrice stessa, Shirley è un elegante thriller che ruota intorno a una delle più grandi autrici horror americane.

 

Un romanzo impostato come un racconto autobiografico, una tranche di vita immaginaria che la protagonista Rose e il marito Fred condividono con Stanley Edgar Hyman e Shirley Jackson, l’autrice di L’incubo di Hill House.

Menti sopraffine, studiosi di letteratura e delle arti che le ruotano intorno, Stanley è un critico letterario che insegna al college dove Fred è stato appena assunto, Shirley è una scrittrice famosa, quasi cinquantenne, con tanta esperienza, profondità e un lato ombroso. Dall’umore altalenante che spazia fra silenzi meditativi e riflessioni profonde, Shirley è, come Rose, una donna cresciuta senza l’appoggio materno e il loro rapporto colma quella mancanza affettiva che le accomuna e che le ha rese più sensibili.

La casa che li ospita, un po’ come Hill House, è dotata di vita propria, partecipa silenziosamente alla vita dei suoi abitanti; Rose ne percepisce il respiro e spesso si interroga se anche delle semplici mura siano felici di accoglierla, lei che non si è mai sentita al suo posto, né apprezzata da nessuna parte. La coppia di giovani sposi entrerà nella vita e nelle complesse dinamiche dei loro mentori, Rose avrà sogni inquieti che si riveleranno viaggi astrali e premonizioni, i loro atteggiamenti muteranno sotto le influenze ambigue degli Hyman.

Attrazione ed esasperazione viaggeranno parallele nei pensieri della sposa bambina durante l’inverno passato nella casa, incidendo sull’animo di Rose anche per gli anni a venire, ricordando quei mesi, e la relazione con Shirley, con nostalgia e dedizione.

In una precedente recensione esponevo il mio desiderio di apprendere qualcosa da ogni romanzo che mi capitava di leggere, da questo sono rimasta quasi intimidita, come Rose, dal “sapere” di Stanley, Shirley e Fred, dal loro modo di analizzare i testi e i loro personaggi, dibattendone le intenzioni e cercando di inquadrarne la natura umana.

 

Uno scrittore di narrativa deve conoscere tutto, tutto il possibile, lingua, storia, musica e cultura. Da dove veniamo, il nostro passato intellettuale, le credenze che danno forma ai nostri pensieri. È questo il problema dei romanzieri contemporanei

 

Il sapere affascina, avere il dono di poterne usufruire o, come in questo romanzo, assistere alle sue manifestazioni, mi ha arricchita.

Ma ha mostrato anche il lato malsano del genio, quello inquieto e folle.

Bello, intenso, brillante, lo consiglio vivamente.

 

 

firma Anna

firma Claudia

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