Estate 2019. Giulia racconta in prima persona la sua surreale esperienza di lavoratrice stagionale presso uno stabilimento balneare di lusso in Italia. Gli eventi vengono narrati in chiave ironica, attraverso un diario quotidiano in cui sono riportati i dialoghi e i messaggi scambiati coi colleghi, ma anche le considerazioni personali dell’autrice riguardo ciò che sta vivendo. La vicenda inizia a maggio con la risposta all’annuncio di lavoro, i preparativi e l’arrivo in struttura. I primi dissapori si materializzano a giugno quando, alle porte della stagione balneare, la poca chiarezza su chi assumerà il ruolo di vicedirettore renderà difficoltosa a Giulia l’integrazione nel team già confermato. A luglio la situazione degenera. L’incapacità del direttore di organizzare il lavoro e la sua mancanza di professionalità, unite all’improduttiva invadenza del proprietario, causano continui problemi. In più i due, sempre più arroganti, scaricano i loro errori sui dipendenti, che si pugnalano alle spalle senza apparente ragione. L’appendice finale racchiude alcuni utili consigli per i lavoratori, stagionali e non, basati sulle esperienze dirette dell’autrice.
Un racconto, in prima persona, del disagio vissuto dalla protagonista nell’ambito lavorativo.
Dopo la laurea, la difficoltà nel trovare lavoro e adattarsi a quel che offre un mercato saturo e non per niente dedito alla meritocrazia, la nostra protagonista si ritroverà a dover gestire uno stabilimento balneare.
La sua esperienza nel campo del turismo sotto contratto stagionale, le mille ore di straordinario, mansioni non inserite nel contratto da dover espletare, tutto scritto e rivelato sotto forma di diario e in chiave ironica.
Quindi ci divertiremo, “a sue spese”, delle ingiustizie subite e della sua sfortuna.
Un libro molto attuale che racconta i disagi giovanili alle prese con il mondo del lavoro, dopo il famoso “posteggio” all’università.
Valori, lavoro e società che crollano e i giovani che devono raccogliere quei piccoli cocci per riuscire a rimanere a galla.
Un racconto in prima persona, diretto e schietto, semplice e d’effetto che rappresenta vivamente la realtà dei fatti, “senza peli sulla lingua”.
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