Recensione “Disturbati anonimi” di Adriana Romanò

 

Trama:

Ciò che impedisce a Mafalda di essere felice non è la mancanza di un uomo, né il desiderio di ricchezza o di bellezza. Il tarlo più grande della ragazza è il suo disturbo ossessivo compulsivo, che la rende incredibilmente fragile e paurosa del mondo. Una sera, quando esce dall’incontro mensile degli Ossessivi Anonimi – l’unico posto dove può parlare del suo DOC a cuore aperto – si ritrova di fronte il “perfido Nicola”, un bellissimo quanto odioso collega di lavoro che non fa che metterle i bastoni tra le ruote, tentando di sminuirla costantemente in ufficio. Nick l’ha seguita e, quando Mafalda ne scopre il motivo, capisce che la guerra con il perfido Nicola è appena cominciata.

 

Ci troviamo di nuovo alle prese con un gruppo di amiche frizzanti e determinate. Questa volta, però, si parla di un’aggiunta al gruppetto, cioè di Mafalda, la cugina di Selvaggia. Completamente diverse, sia per carattere che per aspetto fisico, Mafalda riuscirà a entrare nei cuori di tutti… più o meno da subito, con la sua dolcezza e insicurezza.

 

Mafalda è una ragazza con un disturbo ossessivo compulsivo (DOC) che le rende la vita parecchio difficile, ma questo non è ovviamente invalidante a livello lavorativo, dove spicca per le sue grandi capacità. Elogiata spesso da Nora, il suo capo, viene altrettanto spesso denigrata dal suo geloso collega Nicola, che oltre a odiarla perché pensa gli abbia rubato il posto, la reputa brutta e incapace.

Pessimo personaggio maschile che recupera un po’ più avanti nella lettura, ma che avrei volentieri strozzato più e più volte durante il libro. Altro pessimo personaggio, e questo è anche peggio, secondo me, è Fabrizio, il fidanzato della protagonista. Fissato con le tappe della vita da raggiungere, non gli importa molto chi ha di fronte, l’importante è realizzarle. Peccato che Mafalda meriti molto di più e si adagi per paura… almeno finché non si ritrova a innamorarsi di qualcun altro.

 

Non ho molto apprezzato i tempi della narrazione, che non scorre molto veloce, e i personaggi maschili che peccano un po’ troppo di intelligenza emotiva; mi è mancata la scorrevolezza del passaggio dall’odio all’amore che ho trovato esagerato prima da una parte e poi dall’altra. La storia di per sé è carina, ma non mi ha preso tanto quanto le precedenti.

Mi è invece piaciuto molto il rapporto tra le amiche, sempre presenti e disponibili, e la rappresentazione del DOC.

 

samanta

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