Recensione doppia “La treccia scarlatta” di Liliana D’Angelo

 

 

 

Tre ragazze, una notte di tempesta e un lago. C’è un segreto che aleggia da decenni su Rocca di Papa e sullo chalet che Clarissa, giovane maestra romana in fuga da un passato ingombrante e dai sensi di colpa, eredita dalla nonna Diletta. Nel vecchio scantinato dell’edificio, infatti, Clarissa trova per caso una treccia di capelli rossi e decide, con i pochi indizi che ha a disposizione, di mettersi alla ricerca della proprietaria. La speranza è che sia ancora in vita e possa fornirle informazioni sulla nonna e sullo chalet che ora è di sua proprietà. Ad aiutarla sarà Damiano, un giovane cronista che l’accompagnerà tra biblioteche, vecchi collegi e case di riposo, sino alla scoperta della verità, che affonda le radici nel passato e che cambierà per sempre la vita di Clarissa.

Giorni nostri

Ai Castelli Romani c’è una bellissima baita appena ristrutturata, che Diletta ha lasciato in eredità all’amata nipote Clarissa.

Questa sorpresa sembra arrivare in un momento strategico della vita della ragazza che, a pezzi dopo la tragica fine della sua relazione con Edo, è ancora in balia degli eventi e dei sentimenti.

Ero come un’onda che si lasciava schiacciare dal vento e poi col vento tornava su, più gonfia di prima, ero un uccello che inseguiva ostinato la tempesta con le ali sbrindellate”

In una torrida estate romana questo posto isolato, incantevole e accogliente, sembra essere il luogo giusto dove poter rimettere insieme la sua vita ma una treccia di capelli rossi ritrovata sepolta sotto la casa le offre una motivazione per rimettersi in pista e investigare sulla sua provenienza.

A volte per riuscire a sopportare il dolore le persone devono concentrare la mente su altro e per Clarissa è stato così: buttandosi anima e corpo nelle ricerche, si ritroverà ad aprire un vaso di Pandora che rivelerà retroscena inattesi sulle sue origini.

Nel corso delle indagini conoscerà Damiano, un cronista, che la affiancherà nelle ricerche e le darà una motivazione per poter sperare nuovamente nell’amore

Poi mi volto e lui è qui, che mi tira il mento in su, frana nei miei occhi come polvere da sparo e mi esplode dentro.”


Clarissa è come se conducesse una doppia vita: quella vissuta fino a quel momento, fatta del suo lavoro, la scuola, i suoi genitori e dall’altra quella nuova dove, improvvisandosi investigatrice, scoprirà l’eccitazione nel seguire una nuova pista, ma rimanendo segnata da quelle verità che potranno influenzare la sua famiglia.

In parallelo alla narrazione delle vicende attuali, vedremo nello specchio del passato altre tre storie, con altrettante protagoniste minori, le cui vite si intersecheranno dando vita al mistero che Clarissa cercherà di dipanare.


Fine anni ’30

Conosceremo Elsa dalle umili origini che, rimasta orfana di madre, si ritroverà ad occuparsi del padre per poi venire inviata “a servizio” presso un collegio dalla matrigna che non vuole più mantenerla.

È una ragazzina dolce, remissiva, generosa e poco pretenziosa: giovinette di una volta che facevano sacrifici e gioivano del poco. Al collegio Elsa riuscirà a legare con una delle ospiti illustri, Diletta, con la quale condivide il dolore della perdita di un genitore, l’animo romantico e l’amore per i libri.

Diletta e la sua infanzia dorata vengono straziate dall’allontanamento della madre, Celeste; un odioso segreto copre le motivazioni che hanno condotto la donna in un ospedale psichiatrico e anche questa ragazzina verrà spedita al collegio dalla zia manipolatrice.

Celeste e la sua condizione di ragazza semplice e avvenente viene sedotta dal signorotto illustre che ne farà la sua sposa e la renderà madre, ma fondamentalmente rimarrà una donna triste e sola. Vessata dalla arcigna cognata, che non accetta una donna di basso rango accanto all’amato fratello, si ritroverà ad essere allontanata dalla sua casa in modo meschino e ignobile.

È uno spaccato di vita del periodo fra le due guerre. Descrive la condizione ancora sottomessa delle donne di origini più umili che venivano tenute volontariamente poco più che analfabete per non “alzare la testa” durante il matrimonio. Elsa amava i libri, voleva insegnare, era rattristata dall’analfabetismo che costringeva la gente a firmare con una x e a farsi leggere la corrispondenza da altre persone più istruite.

Viene riportata alla luce la consuetudine del mandare a lavorare fuori casa figli, poco più che bambini, per avere meno bocche da sfamare; vedendola con la mentalità di un secolo dopo la si trova del tutto inaccettabile, esattamente come la gestione delle malattie mentali che portavano allo smembramento delle famiglie, ricoverandone l’elemento in difficoltà per sottoporlo a terapie discutibili che rasentavano l’abuso e, spesso, internando persone solo per aver commesso adulterio.

La trama si snoda il modo fluido e incalzante, lo sguardo viene spostato come un riflettore da un personaggio all’altro muovendosi avanti e indietro nel tempo.
Questa modalità di narrazione su doppio binario temporale è una delle mie preferite, soprattutto quando c’è qualche mistero da svelare. La storia è interessante e mi ha tenuto sul filo del rasoio, facendomi fare supposizioni o sperando in determinate svolte nella trama. I personaggi principali sono sufficientemente caratterizzati, di Clarissa si analizzano tutti gli aspetti, mi è parso di camminare nella sua vita, nel suo animo, nei suoi ricordi, ma anche Damiano ne esce bene, un cavalier servente, una presenza rassicurante e piacevole, col suo fascino trasandato, i modi sapienti, la mente analitica, il cuore generoso.

Il finale proprio mi ha preso alla sprovvista e mi complimento per il colpo di scena con l’autrice.

Anna

Dunque eccomi qui!!! Ho tra le mani un romanzo, una storia davvero avvincente.

La nostra protagonista Clarissa è una donna realizzata, ma non totalmente felice, così grazie al trasferimento alla villa ereditata dalla nonna Diletta e attraverso il passato sofferente della nonna ritrova se stessa, vivendo a pieno le sue emozioni, con meno timore.

L’ambientazione è un continuo viaggio nel tempo, una continua scoperta di qualcosa di sconvolgente; questo spiega la mia difficoltà a staccare gli occhi dalla lettura.

Una storia decisamente dipinta di rosa, dove si mette in luce le discordie sociali, la difficoltà della donna di affermarsi nella società e di far sentire la propria voce.

Vi è poi Damiano, un ragazzo dal cuore d’oro che con la sua determinazione e dolcezza saprà cogliere l’animo turbolento della nostra cara protagonista.

Per quanto riguarda infine la scrittura, solo all’inizio del racconto ho avuto un po’ di difficoltà a leggerlo in quanto mi è risultata poco scorrevole, poi, una volta che la storia mi ha catturato, ciò è passato in secondo piano.

Una storia davvero bella ed emozionante che vale la pena leggere!

 

 

zara

 

 

 

Giovanni

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