- Le Prealpi venete, un paese a mezza costa, la porta di un emporio da cui entrano ed escono voci. A gestire la bottega, Caterina e Pietro; qui, marito e moglie hanno ricostruito il loro presente dopo gli anni della guerra che, solo quattordici anni prima, ha messo a dura prova i fratelli Caterina, Carlo ed Emma, impegnati tra le fila partigiane della Resistenza. Ora il mondo si ricostruisce, il miracolo economico fa capolino; e tuttavia, nonostante l’apparente serenità, il bicchiere è in bilico sull’orlo del tavolo perché la storia personale di Caterina e della sua famiglia è piena di cose non dette. Quando Matthias Rubl, ex tenente della Wehrmacht in pensione, torna in paese con la sua macchina fotografica a tracolla, niente è più come prima. Il passato ritorna, sconvolge coscienze, altera equilibri e deforma relazioni finché, pezzo dopo pezzo, in un andirivieni temporale tra il ’44 e il ’58, si svela il dramma di scelte difficili e la continua ricerca dei tasselli che riempiano quello spazio proprio dove qualcosa manca.
Ci sono storie in cui l’autore non riesce a farti entrare, ma questo romanzo è di tutta un’altra pasta! Totalmente immersivo, nell’ambiente, nella storia, nei personaggi e nei loro pensieri
Mi sono sentita catapultata nella vita di paese, seduta a prendere il caffè con i personaggi, ascoltando i loro discorsi, le loro esclamazioni in dialetto veneto, toccando quei centrini, mangiando quei biscotti, sentendo i bambini che giocavano di fuori e il profumo del bucato steso al sole.
I personaggi sono tanti e questo ha arricchito la storia, perché ognuno ha la sua da dire, il suo demone che lo tormenta, il suo passato a segnarlo.
Le vicende vengono narrate su due piani temporali: 1944 e 1958, guerra e dopoguerra, morte e rinascita, ma il passato torna a tormentare la famiglia Dorigo, inquieta Caterina sposa e madre che deve fare i conti con un passato scomodo, ributta nel buio del campo di detenzione Carlo, il fratello. Pietro, il marito, ha sempre gestito con entusiasmo il loro emporio di famiglia, devoto alla sua Caterina , si sente improvvisamente fuori posto, ignorato dalla moglie e dal paese, i pensieri e i dubbi si insinuano nella sua mente da uomo onesto, stravolgendo le sue certezze.
E tutti fanno parte di questo racconto, tutti vengono coinvolti dall’arrivo inaspettato del “tedesco”, odiato nemico che risveglia sentimenti antifascisti.
Cosa lo lega a Caterina e Carlo?
Racconti di Resistenza, di vite sconvolte dalla guerra, di Patti col diavolo nel passato, vita comune e chiacchiere da bottega nel presente.
Don Fulvio che consiglia e supporta quei parrocchiani che ha visto nascere, sente il peso della sua missione, come sassi che si accumulano nello zaino; le amiche che offrono sostegno fra un punto cucito e un caffè, rivelando di essere meno bigotte del previsto, gli uomini che discutono di politica fra un’ombra di vino e un panino. Gli occhi dei bambini che osservano, promessi sposi che affrontano le loro indecisioni…
L’autrice ha una delicatezza nel descrivere luoghi e situazioni che incanta, un dipinto di parole, quei dettagli che ti ricamano negli occhi la scena, che accarezzano il cuore.
Confidenziale, sofferto, intenso, come i periodi storici in cui è ambientato, consigliato assolutamente!
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