Recensione “Fiori di tarassaco” di Barbara Morini

 

C’era una volta, in un paese lontano dove faceva sempre caldo, una creatura minuscola dalle sembianze di bambina che viveva dentro a un fiore. Una notte, il vento venne e scosse quel fiore, dal quale si staccò un petalo. La piccola vi rimase dentro e, cullata dal vento, viaggiò per tutta la notte coperta da una goccia di rugiada e finì per adagiarsi in un prato, in un giardino coperto di brina, che apparteneva a un insetto grande e scuro, con la corazza rigida.”

Se questa fosse una favola, si sarebbero conosciuti così Enea Fabbri e la piccola Malai. Nella realtà, zio e nipote si trovano invece a fare i conti con una tragedia che scuote le loro vite dalle fondamenta. Accolta in casa da Enea, alla piccola Malai non manca davvero nulla se non l’affetto e il calore di una vera famiglia. Sì, perché Enea Fabbri non è tipo da provare sentimenti per chicchessia, e di certo non farà eccezione per quella bimba venuta da lontano. Ma se all’improvviso arrivasse nelle loro vite un raggio di sole – magari in carne e ossa – che riuscisse a toccare i loro cuori, spronandoli a costruire insieme nuovi ricordi e a tracciare un nuovo percorso condiviso?

 

Barbara Morini ci porta con delicatezza in una favola moderna dove la solitudine dei personaggi trova una casa, insieme.

Ci sono piccoli tesori nascosti nelle tbr dei nostri Kindle che, un giorno, vedono la luce e ci si pente di non averli scoperti prima.
Ho incontrato Barbara Morini fra il pubblico del FRI e, presentandomi, ricordo di averle detto: ho un tuo romanzo da leggere, chissà da quanto è lì ma abbi fede, ci arrivo.
E ci sono arrivata, nel mese della sfida di lettura dedicata ai romanzi consigliati da un’amica, proprio quella che abbiamo in comune…

Avete presente quell’amore a prima lettura che coglie sin dalle prime righe?
Ecco, Fiori di tarassaco mi ha preso per mano trascinandomi nella storia insieme ai suoi personaggi, protagonisti della loro solitudine, che hanno trovato un equilibrio nelle loro manie che rasentano il patologico.


Conosceremo Enea Fabbri, affascinante professore di mezza età, benestante, con un disturbo ossessivo compulsivo da ordine e simmetria.

Il caos primordiale non sarebbe esistito se Dio fosse stato il professor Fabbri”

La sua casa è un santuario immacolato, la sua persona viene curata nei minimi dettagli, ma una personalità ossessiva non è facile da avvicinare, soddisfare, tanto meno da accogliere. Inserire una persona esterna in tanta perfezione, con le sue diversità, potrebbe rischiare di essere vista come una violazione.

Ma la vita ci mette davanti a scelte che non possiamo rifiutare e, un giorno, Enea si troverà ad accogliere, a seguito della morte del fratello, la nipotina di otto anni, Malai.
Una bimba che sarà una “precisina” come lui, grazie al cielo, ma che gli sconvolgerà la vita con la sua cascata di vivacità e parole che si rincorreranno come biglie lanciate in un corridoio.

Malai è stata una boccata d’aria fresca in ogni sua interazione, forse un po’ troppo “rumorosa” come tutti i bambini di quella età, ma nella sua testolina si nasconde un mare di saggezza e perspicacia.

Meno male che ci siamo trovati. Sai che pasticcio se fossimo rimasti soli”


Enea proverà per la prima volta un desidero di protezione e accudimento verso un’altra persona, questa creaturina che non saprà come gestire, dal guardaroba al modo in cui crescerla, ma accetterà il consiglio della religiosa che gliela ha affidata: affrontare un giorno alla volta.
E un giorno alla volta accompagneremo questa nuova famigliola monogenitoriale nelle incombenze scolastiche e relazionali, alla ricerca di una figura che possa occuparsi della casa e aiutare con la bambina, fino all’incontro con l’altra protagonista.

Elsa è una madre single in lotta per la sopravvivenza quotidiana, lei sfoga la sua ribellione in un disordine cronico ma, fuori dalla sua comfort zone, pretende precisione.
Sarà la persona che Enea cerca?

A lui era toccata, oltre alla ragazzina più ciarliera, anche l’unico esemplare femminile in grado di stravolgere le sue idee stereotipate”


Elsa sarà una grande scoperta per la sua capacità di comprendere le dinamiche e metterci un po’ del suo buonsenso; lei diverrà collante, risorsa, ispirazione, amore.

Nella sfera del buon professore troveremo Luigi, un gigante buono, il meccanico di fiducia che, probabilmente, è il suo unico vero amico e consigliere; su questo personaggio e sulla sua infatuazione per l’assistente sociale mi piacerebbe, un giorno, poter leggere altro…


La narrazione in terza persona con quel tocco fiabesco sta diventando la mia passione, l’autrice è riuscita a creare una connessione tale da costringermi a comportarmi diversamente dal solito: rallentando, centellinando ogni pagina.

Lei gli parlò con voce calma, con le ragioni in tasca, che tirava fuori una alla volta mostrandogliele con delicatezza, come se fossero cristalli: perché quello sono i sentimenti, fragili accessori da maneggiare con cura”

Non volevo che il romanzo terminasse, avrei voluto trattenerlo ancora un po’ con me ma, come il vento disperde i semi dei fiori di tarassaco, io vorrei almeno soffiare verso di voi le parole di Barbara affinché possiate gioire della bellezza di questo romanzo.

Incantevole.

 

Anna

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