Recensione “Gesta d’un beota” di Ivan Errante

 

 

 

Gesta d’un beota presenta differenti sfaccettature che analizzate nel loro insieme formano, attraverso la poesia e alcune brevi introduzioni in prosa, un intrinseco percorso psicologico dell’essere verso la conoscenza della realtà, del proprio Sé superiore e della via Unificatrice. L’opera, dal punto di vista esoterico, presenta un vero e proprio viaggio iniziatico che mediante linguaggi alchemici, cabalistici e olistici guida il lettore verso il senso ultimo dell’opera: l’unificazione con Dio.

Un percorso psicologico fatto attraverso le poesie, dal pessimismo della vita alle glorie dell’amore.

Si viaggia attraverso metafore e figurazioni che il lettore deve saper interpretare per capirne il vero significato (alcuni passaggi a me non sono stati molto chiari).

Abbiamo poesie che parlano di patria, di artisti, di nostalgia, ali del silenzio e amori insani.

Fino a circa metà delle poesie, diciamo che portano il lettore in uno stato di abbandono e di pessimismo puro per poi risvegliare i sensi e portare a quella piccola gioia nella lettura.

Non ho amato molto questo genere di poesie, mi ha portato molta malinconia e uno stato di angoscia difficile da scrollare nel brevissimo termine.

Amo le poesie, amo anche la malinconia descritta nella poesia, ma questo quando si tratta di una o al massimo due, ma una raccolta di poesie quasi tutte malinconiche è stata dura da digerire.

ELEONORA

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