“Giuggiole” è una raccolta di dodici leggende campane, selezionate e rielaborate dall’autrice con l’intento di colmare i vuoti lasciati dalla storia. I racconti, tutti ambientati tra il XV e il XIX secolo, a Napoli o in paesi limitrofi, narrano le vicende di affascinanti personaggi che continuano a sopravvivere, oltre che nella memoria popolare, anche tra i muri e le chiese delle città in cui hanno vissuto. Ogni storia è corredata da un’illustrazione, realizzata da Giuliana Amato, che fa da complemento fornendole nuova vivacità e rinnovati colori.
L’autrice introduce il libro con una piccola digressione sulle giuggiole e sul perché sono state scelte per il suo titolo.
Le “giuggiole” sono i frutti della pianta del giuggiolo, tipica dell’Africa settentrionale e della Siria, che i Romani importarono in Italia, sotto l’imperatore Augusto. Vi dice niente l’espressione “andare in brodo di giuggiole”? Questa raccolta di leggende ha proprio l’intento di riportare il lettore a quei sapori, che come le giuggiole, resistono al tempo.
Il tragitto sul viale leggendario ci fa incontrare vari personaggi da “Maria ’a rossa” ad Antonio Russo che con lo sfondo della Campania, ci guidano nei ricordi della storia popolare.
Il primo racconto, con “Maria ’a rossa” che viene attaccata dalle popolane per il fatto di possedere una bellezza fuori dal comune, cosa che la fa preda di maledizioni e di un destino infausto, non mi ha trasmesso quanto speravo.
Da Costanza e il barone Antonello Caracciolo in poi la cosa si fa più interessante, perché come leggenda vuole c’è sempre un pregresso, una piccola vicenda, un epilogo e un messaggio da tramandare.
Si nota che l’autrice ha fatto delle ricerche e ho apprezzato le varie note sui personaggi e sulla provenienza delle leggende. Lo stile di scrittura è molto semplice e il libro si legge in breve tempo. Le illustrazioni sono bellissime e conferiscono al testo quel quid in più, che mi ha fatto rimpiangere di non aver letto in formato cartaceo.
Sicuramente una lettura piacevole, che consiglio.
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