Nonostante sogni avventure ben oltre le coste delle isole Salann, la diciassettenne Verity Thaumas è rimasta nella tenuta di famiglia, Highmoor, con la sorella maggiore Camille, mentre le altre ragazze Thaumas si sono divise per Arcannia. Quando Mercy comunica loro che la duchessa di Bloem è interessata a far dipingere a Verity un ritratto del figlio Alexander, lei si mostra subito entusiasta, ma Camille non è d’accordo e prova a impedirglielo rivelandole un segreto taciuto per anni: Verity è in grado di vedere i fantasmi. Sconcertata, la giovane fugge da Highmoor diretta a Bloem, dove viene conquistata dal paesaggio florido e lussureggiante e dall’affascinante e spiritoso Alexander. Ben presto, però, Verity inizia a intravedere il lato oscuro della tenuta, nascosto con cura dietro una facciata così vigorosamente stucchevole.
Se nel primo volume, “La casa del sale e delle lacrime”, la protagonista era Annaleigh, qui è Verity la sorella Thaumas “maledetta”.
Questo dark fantasy, molto dark e anche un po’ thriller, ci fa immergere in una storia di visioni, fantasmi e menti malate, estremamente malate…
La storia è decisamente originale, mi ha tenuta incollata alle pagine con estrema facilità.
Quasi nessuno dei personaggi è ciò che sembra, ma non lo scopriamo fino a buona parte del libro. Ed è proprio questo che mi ha affascinata: sapevo sarebbe successo qualcosa di strano grazie alla trama, ma non mi sarei mai aspettata il colpo finale! I personaggi hanno grandissimi segreti che riescono a mantenere con estrema maestria, almeno fino alla seconda parte del romanzo, quando le carte iniziano a venir svelate… poi, sarà proprio leggendo l’ultima pagina che ci verrà un dubbio atroce tutto da scoprire!
Ottima costruzione della storia da cui sono rimasta affascinata, tanto quanto dal linguaggio dei fiori.
Affascinante e macabro sono due delle parole con cui descriverei il romanzo. Tutto l’intrigo è perfettamente nascosto proprio come Chautilalie, una villa immensa che nasconde – benissimo – passaggi segreti sotto agli occhi di tutti.
Un padre con la smania della creazione che innesta piante e follia, una moglie devota che sa e fa finta di niente, ma cosa sa? Un figlio in sedia a rotelle… ma allora chi ha visto Verity? Cosa nasconde questa famiglia?
Famiglia: interessante vedere per cosa questa parola e questo ruolo sociale vengano scambiati. Il senso di famiglia per tutti i personaggi significa protezione, ma protezione da cosa? Da se stessi, da pericoli esterni, o, peggio, da pericoli interni? In cosa si è cacciata Verity?
Bello, scritto bene, storia avvincente, personaggi credibili e ambientazione decisamente interessante. Quando ci siamo spostati a Bloem, mi è sembrato di trovarci a Capitol City di “Hunger games”, con la smania di un bello e perfetto un tantino fuori dall’ordinario.
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