Recensione “Il cadavere sotto la neve” di Stuart MacBride

 

Mark Bishop sta morendo. Ecco perché gli hanno concesso la scarcerazione anticipata e perché il detective Edward Reekie ha ricevuto l’incarico di scortarlo a Glenfarach, nella casa in cui passerà i suoi ultimi mesi di vita. Sulle prime, il paesino innevato sembra un luogo pittoresco e sonnolento immerso nel cuore del Cairngorms National Park. Ma le apparenze ingannano, e mai come in questo caso sono lontane dalla verità. Il posto è pieno di telecamere di sicurezza, e vige un severo coprifuoco, perché Glenfarach, in realtà, è il rifugio destinato a chi ha finito di scontare la propria pena ma non può essere reinserito in società per motivi di sicurezza. Compito di Edward è lasciare lì Mark Bishop per poi tornarsene ad Aberdeen, prima che la bufera di neve in arrivo isoli la zona. Ma quando viene scoperto il corpo di un ex poliziotto, qualcuno deve prendere in mano la situazione. La bufera incalza, la tensione sale vertiginosamente e il tempo stringe. A Glenfarach sta succedendo qualcosa di terribile e Edward non ha scelta: deve fare il suo dovere. Di chi puoi fidarti quando tutti sono colpevoli?

 

 

Un villaggio che accoglie i reietti che la società non può più ospitare, un sistema di monitoraggio da parte degli organi di polizia e assistenza sociale, non era mai successo nulla fino a quel momento e poi…
Quando la coppia di detective Edward e Bigtoria (Big Victoria) accompagnano a Glenfarach il vecchio detenuto Mark Bishop non si aspettano certo di rimanerci bloccati a causa di un efferato omicidio.
L’efficienza della grande città si scontra con quella della provincia, la mancanza di formazione e i tagli al budget fanno il resto. Bigtoria è il tipico “capo” stronxo e oppressivo, Edward, la voce narrante, cerca di fare il suo lavoro al meglio senza farsi schiacciare.
Personaggi autentici, ironici, narrazione scorrevole, un bel poliziesco senza troppe pretese.

 

 

 

Anna

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