Recensione “Il falsario di Auschwitz” di Paul Schiernecker

 

Una toccante storia basata su eventi reali. Georg Gottlieb, sopravvissuto all’Olocausto grazie all’amore per sua moglie e alla speranza di rivederla. Quando si innamora della bellissima comunista Rose, il giovane tipografo ebreo Georg comincia a falsificare documenti ufficiali per aiutarla. In una Praga occupata dai nazisti e sempre più cupa, il loro amore tiene accesa la speranza di entrambi. Fino a quando la Storia non irrompe, inesorabile, a sconvolgere tutto. Arrestati e separati ad Auschwitz, Georg e Rose si promettono che ogni giorno, alle otto di sera, penseranno l’uno all’altra. Usando la sua abilità di falsario per aiutare gli altri detenuti, Georg ottiene favori e informazioni su Rose. Quando scopre che si trova a Birkenau, riesce nell’impresa impossibile di falsificare il tatuaggio sul suo braccio pur di ricongiungersi a lei. Ma non appena i due sposi si rivedono, Georg viene prelevato dalle guardie: il suo talento non è passato inosservato, e adesso i nazisti vogliono utilizzarlo a proprio vantaggio per un’operazione segreta… Per rivedere la sua Rose ha falsificato perfino il tatuaggio sul suo braccio. Ma un talento come il suo non passa inosservato, e i nazisti non hanno intenzione di lasciarselo scappare…

 

Ho letto centinaia di libri sull’argomento e ogni volta è un colpo al cuore, una storia nuova, stesso scenario, stesse atrocità, ma una vita diversa, un uomo o una donna condannati solo perché così era stato deciso.

Il protagonista è Georg Jakob Gottlieb nato e cresciuto a Praga, catturato e deportato ad Auschwitz e infine destinato ai Blocchi 18 e 19, dove si contraffaceva la valuta per far cedere il sistema finanziario degli inglesi dall’interno.

Ci porterà in questo viaggio dove crudeltà, omicidi e orrore sono all’ordine del giorno, dove il nome verrà sostituito da un numero e dove l’umanità sarà stata cancellata per sempre.

Sarà l’amore verso la moglie Rose a tenerlo in vita, a non farlo impazzire e a progettare continuamente una via di fuga; grazie a quel sentimento riuscirà a non farsi annientare e a mantenere la sua umanità.

Passare da uomo a oggetto in questo contesto era all’ordine del giorno, così come il  sentirsi inutile:

 “I giorni non significano più nulla quando non sei più umano.”

Con il suo mantra a ripetizione continua

“Devi sopravvivere. Devi trovare tua moglie. Devi andartene da qui.”

Riuscirà a vedere la luce oltre a quel filo spinato?

Inutile dire che leggere questo tipi di libri ti porta a riflettere e a “toccare” con gli occhi cosa è riuscita a fare la cosiddetta umanità.

 

Anna

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