Recensione “Il nido segreto” di Martina Tozzi

 

Le giovani Mary, Fanny e Jane trascorrono l’infanzia e la giovinezza nella casa del padre, il filosofo William Godwin. Vengono così cresciute in un ambiente insolito per la Londra di inizio 1800, ricco di stimoli culturali e di erudizione. Godwin, infatti, vedovo di Mary Wollstonecraft, una delle più importanti filosofe femministe della sua epoca, ama circondarsi di un gruppo di letterati, scienziati e pensatori, assidui frequentatori del suo salotto.

Mary è coraggiosa ed estremamente intelligente, Fanny è insicura e obbediente, Jane è sognatrice e irriverente. Le loro vite trascorrono nella quiete, nonostante le difficoltà economiche, fino a quando alla porta di casa non bussa Percy Bysshe Shelley, giovane poeta idealista e grande ammiratore delle opere di Godwin, intenzionato ad aiutare finanziariamente il suo modello, che ormai si trova sull’orlo della bancarotta. Con la sua presenza carismatica, Shelley rivoluziona l’esistenza dell’intera famiglia. Dotato di grande fascino e di una personalità ribelle, non incline a seguire nessuna regola, Shelley conquista rapidamente il cuore delle tre sorelle, occupando sempre più spazio nelle loro vite.

Stregate dalla spontaneità e dalle fragilità del ragazzo, Mary e Jane si trovano a stravolgere il loro futuro, arrivando a compiere scelte coraggiose e scandalose agli occhi dei contemporanei, mentre Fanny lotta per trovare il coraggio di essere se stessa.

Mary e Shelley, che condividono una passione smisurata per la letteratura, finiranno per essere sempre più vicini, e si sproneranno a vicenda a migliorarsi nelle loro opere, sostenendosi attraverso numerose difficoltà e tragedie.

 

Sono fortemente convinta della stagionalità dei romanzi e leggere le opere di Martina Tozzi in autunno le esalta in modo emozionante, rendendo le sue storie ancora più vibranti e intense.

 

Se avete già letto qualcosa di questa autrice, saprete che aprire un suo romanzo ci regala un viaggio nel tempo, non solo per l’oggetto della trama, ma anche per lo stile narrativo che segue i modi e i tempi di allora.

Ed è per questo che ho atteso l’autunno per iniziarlo: la meraviglia della primavera e la frenesia dell’estate mi avrebbero distratta, sono dell’idea che certi generi e autori debbano seguire le stagioni, come gli abiti che indossiamo.

Martina ci porta a conoscere la vita di Mary Shelley, famosa per aver scritto il capolavoro Frankenstein e, così come è stato per il romanzo sulla famiglia Brönte, anche in questo caso partiremo dall’infanzia della protagonista.

Purtroppo, il parto era causa comune di morte per le donne e anche la madre di Mary, la celebre Mary Wollstonecraft, paladina del femminismo e icona di emancipazione, ebbe lo stesso infausto destino.
Il padre, l’apprezzato filosofo William Godwin, rimasto vedovo con due bimbe da crescere, Mary e Fanny (nata da una precedente relazione della Wollstonecraft), trova in Mary Jane (la fantasia per i nomi dell’epoca è sconvolgente) una nuova compagna e altri due figli da sfamare, Jane e Charles. I giovani Godwin vengono cresciuti in un ambiente stimolante, avendo l’onore di sedersi al fianco di grandi poeti e pensatori; il padre ha voluto fortemente una formazione adeguata per i suoi figli e Mary ha sempre suscitato il suo orgoglio.

 

“Mary era abituata fin dalla prima infanzia a discorrere con le grandi menti della sua nazione”

Il genio, però, non mette il pane in tavola e la famiglia sopravvive grazie a prestiti che non verranno mai restituiti. Fra i benefattori della famiglia un giorno arriva Percy Bysshe Shelley, giovane poeta ammiratore sia di Godwin che della compianta Wollstonecraft.

Mente brillante e modi originali, il futuro baronetto farà innamorare ad una ad una, tutte le ragazze della famiglia, ma solo Mary avrà l’onore di fare breccia nel suo cuore.

La loro storia si snoderà attraverso gli anni fra difficoltà economiche e problemi con una società perbenista che non vede di buon occhio la loro relazione, essendo lui già sposato.
Fa irritare il fatto che il caro Godwin fosse in grado di dispensare consigli progressisti a chicchessia, mentre con i propri figli si trasformava nel tipico padre ottocentesco che pensava solo alla reputazione, ripudiando così Mary e Jane che decideranno di fuggire con Shelley. La povera Fanny rimarrà sotto il tetto genitore, accondiscendente e invisibile al mondo, invidiando le sorelle e le avventure che vivranno.

Un altro romanzo con protagoniste che vogliono squarciare il perbenismo del tempo, reclamando a gran voce il desiderio di essere felici con la persona che amano e realizzandosi nella propria arte.
Una coppia che è sempre stata legata nel corpo e nello spirito, Mary è stata il punto di riferimento di Shelley

 

“Il tempo ci cambia. Mary ti ho incontrata che eri una ragazzina piena di sogni e ideali, e adesso guarda, sei la roccia su cui riparano i marinai se infuria la tempesta”

Hanno viaggiato per tutta la loro vita insieme visitando luoghi meravigliosi e innamorandosi della nostra Italia che tanto gli diede come emozioni, quanto gli tolse come affetti.

Mary è la protagonista indiscussa di questo romanzo ma, collateralmente, lo è stato anche Shelley a lei legato per la sua breve vita; uomo dal fascino sottile, dietro alla sua amabilità nascondeva quella fragilità e l’irrequietezza che forgiano l’animo di un poeta. La coppia amava trascorrere la loro vita insieme, godendo dei momenti di lettura e scrittura, delle lunghe passeggiate, dei viaggi e delle amicizie che stimolavano la loro mente. Nello stesso modo hanno affrontato le immani tragedie che li hanno colpiti, gli unici momenti in cui Shelley ha dimostrato una forza, effimera, superiore, mentre Mary sprofondava nell’angoscia. Ma lui ha costantemente saputo come distrarla e lei ha sempre trovato la forza di ricominciare.

 

“Aver vinto tutto, e poi così crudelmente aver perduto tutto, è qualcosa cui la mente umana non può piegarsi senza soffrire”

Sono state, come dicevo, una delle coppie più chiacchierate dei tempi, messi al bando per le loro scelte, diffamati ingiustamente per comportamenti disdicevoli ma questo scritto rende finalmente giustizia al grande amore che li unì e alla affinità spirituale che raramente si trova fra due persone. Ai nostri occhi contemporanei i loro comportamenti non appaiono così sconvenienti, forse se avessero vissuto in un’epoca più moderna avrebbero avuto il rispetto e la considerazione che meritavano, ma probabilmente tutti gli ostacoli che hanno dovuto superare sono stati la linfa del loro amore.

 

È un romanzo che merita di essere centellinato, affezionandosi ai personaggi e vedendo la loro evoluzione; quel periodo storico inglese ha visto molti nomi illustri in ambito letterario e li vedremo più o meno accennati nella storia, con grande sorpresa, ogni volta che un certo Lord Byron, Keats o Walter Scott entreranno in scena.

Ancora una volta Martina ci ha raccontato una storia che mi ha commossa profondamente; quando chiudo, in lacrime, un suo romanzo sento di essermi arricchita spiritualmente, inutile dire che promuovo anche questo suo romanzo a pieni voti.

 

Anna

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