1943. La Parigi occupata dai nazisti è una città stremata dalla fame e dalla disperazione. L’unico posto a risuonare di musica e risate è il piccolo ristorante di Marianne, pieno di ufficiali tedeschi. La proprietaria li serve con un sorriso smagliante, nascondendo l’odio profondo che prova per loro. Fin quando, una mattina, le porte del locale sono sbarrate, Marianne è scomparsa e sui vetri spicca una scritta terribile: “collaborazionista e assassina”.
Sabine sta andando a Parigi per visitare il vecchio ristorante che ha appena ricevuto in eredità da Marianne, la nonna che non ha mai conosciuto. Ignora completamente la storia legata a quel posto, e non ha alcun legame affettivo a trattenerla, ma quando trova un passaporto con una foto di Marianne e un nome diverso, Sabine comincia a domandarsi chi fosse davvero quella donna avvolta dal mistero. Prima ancora di rendersene conto, il desiderio di saperne di più la spinge a indagare sui segreti del piccolo ristorante: Marianne era davvero una traditrice? E se la verità fosse un’altra?
Ritrovarsi a scoprire una verità nascosta tra vecchi passaporti e foto ricordo, indagare nel passato, un passato incapace di rivelarsi e difficile da interpretare.
Così Sabine inizia a comporre i pezzi e cercare nel passato della nonna. Chi è Marianne? Chi è davvero Marianne?
Sabine è una bibliotecaria che eredita un vecchio ristorante a Parigi nel quartiere di Batignolles e che durante l’occupazione nazista ha visto morire tutti i suoi clienti per avvelenamento.
Le storie di Sabine, Marianne, Antoine ed Elodie si intrecciano e tutto confluisce verso la verità.
Si aprono varie finestre sul passato, nel periodo più cruento di Parigi, dove la libertà era limitata, eppure un ristorante aveva la sua fama di libertà, ma fino a che punto?
Era tutto secondo i piani? O l’improvvisazione e la voglia di rivalsa hanno avuto il sopravvento?
Ho adorato ogni capitolo, la parte storica, l’alone di mistero, i personaggi ben costruiti e la prosa romanzata.
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