Pietro e Guendalina sono finalmente in vacanza: la macchina è pronta, i bagagli caricati e la Svizzera il loro punto d’arrivo. Con loro, seduta al proprio posto nel seggiolino, viaggia Emilie. La piccola è speciale, non a caso attira sempre gli sguardi e le perplessità di chiunque graviti attorno alla coppia. La donna non perde occasione per mostrare con orgoglio la sua Emilie, sotto lo sguardo paziente del marito, e si rifiuta in maniera categorica di separarsene per qualsiasi ragione. Tuttavia, una sera, Pietro convince sua moglie a lasciare Emilie alle cure di una babysitter, innescando così un’imprevedibile catena di eventi.
Un libro sulla maternità, anzi il suo lato opposto.
La mancanza di “due braccia piene” e l’affetto verrà riposto altrove e su altro.
Un libro che mi ha fatto porre molti interrogativi, dando risposte ambivalenti, contrapposte e mi ha destabilizzando non poco.
Un libro dove si nasconde molto, dove dietro ad un abbraccio c’è molto dolore, dove in parole non dette ci sono lacrime che straziano un cuore.
Guendalina e Pietro, una coppia con un iter “ospedaliero” non indifferente, dove la caparbietà e l’ostinazione, la voglia e il desiderio di diventare genitori offuscherà il senso della ragione.
“Ho sbagliato a volerti vedere con le braccia piene. Anche tu lo sai.”
Sono stata giorni a meditare, a sentirmi fortunata, a capire come un affetto negato sfocia in un affetto irreale.
Da leggere assolutamente.
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