Recensione “La chiave di Ellie” di Giorgio Pulvirenti

 

Dicembre 1945. Blake Sullivan, giovane marine sopravvissuto alla guerra, ritornato nel Nord Dakota, dovrà fare i conti con delle spiacevoli novità: il ranch di famiglia dov’è cresciuto, adesso appartiene a un cinico uomo d’affari di Minneapolis, e con esso tutti i cavalli a cui era legato. Blake si vede costretto ad affrontare una nuova realtà, oltre che a convivere con i costanti incubi legati ai campi di battaglia, fino a quando, inaspettatamente, il destino lo riporterà a varcare la soglia d’ingresso del ranch. Sarà proprio lì che incontrerà Grace Watson, la ribelle figlia del nuovo proprietario. La curiosa attrazione iniziale tra i due muterà in un sentimento sempre più profondo, destinato purtroppo a interrompersi. Qualcosa, però, una promessa di futuro, li legherà per sempre.

 

Uno di quei libri che quando lo chiudi ti senti persa, persa nei pensieri, persa nelle troppe emozioni. È il primo libro che leggo di questo autore, ho fatto un viaggio nei sentimenti che mi ha lasciato interdetta e senza parole.

Pochi sono i libri che mi catturano, soprattutto con una dialettica così spessa e sublime, capaci di farmi ripensare a quella storia anche a distanza di ore dalla lettura; non sono riuscita a staccare gli occhi dal romanzo fino a  quando sono arrivata ai ringraziamenti mentre una lacrime solitaria solcava la mia guancia.

La storia abbraccia un arco temporale di vent’anni circa, o poco meno, e vedremo i due protagonisti conoscersi, innamorarsi, allontanarsi, per poi ritrovarsi in età adulta con alle spalle storie abbastanza complicate.

Blake e Grace ci faranno innamorare del loro primo amore sofferto, per poi ritrovarsi a distanza di anni, con quei sentimenti sospesi e due cuori spezzati, ma con più maturità e consapevolezza.

L’autore ha saputo donare alla storia spessore, rendendolo intenso e semplice allo stesso tempo, una scrittura che va ben oltre il romance stretto: è un romanzo rosa a tutti gli effetti ma con l’aria di passato e di antico, in vecchio stile.

Questa storia profuma di amore, di gelsomino bianco in una primavera inoltrata, suona di ronzii di api e cinguettii di uccellini colorati e vento leggero con sentori di fieno.

 

Anna

Loading

La nostra votazione

Pubblicato

in

da

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *