Il romanticismo è l’ultima cosa che Shaun vuole, ma se fosse esattamente ciò di cui ha bisogno e che merita?
Un figlio altruista che a malapena riesce a resistere
Shaun non fa molta vita sociale. Quando non lavora nel ristorante di Portland, nel Maine, è a casa a prendersi cura di suo padre che ha la demenza. Le uniche persone che vede regolarmente sono i suoi colleghi e Nathan, l’infermiere che si occupa di suo padre a domicilio, ma i due sono come navi che si incrociano nella notte. E in quelle notti buie in cui Shaun si sente così solo, il pensiero di Nathan è tutto ciò a cui può aggrapparsi.
Un infermiere premuroso
A Nathan sono bastati meno di cinque minuti per capire che Shaun è un ragazzo speciale. Ha avuto a che fare con abbastanza famiglie indifferenti da riconoscere che Shaun ha messo e metterà sempre il padre al primo posto. Ecco perché lui è disposto ad andare oltre: Shaun ne vale la pena. Però l’attrazione che prova deve passare in secondo piano. Non che Shaun se ne sia accorto, visto che tutta la sua attenzione è rivolta al padre.
Forse è ora che Nathan lo convinca che può mantenere quella concentrazione e avere ancora una vita, una vita che include l’amore.
Hi readers Sale e Pepe,
Oggi torniamo nel Maine dagli uomini dell’omonima serie Maine Men di K.C. Wells, lo facciamo con il libro “La salvezza di Shaun”.
Questo quinto volume della serie vede come protagonista Shaun, uno dei componenti del gruppo più queer del Maine.
Shaun è sempre stato un personaggio un po’ in secondo piano, di lui sapevamo che aveva problemi a casa perché il padre è malato e che erano solo loro due, ma poco altro.
In questo volume scopriamo sia come si è aggiunto al gruppo, sia il perché di questa sua ritrosia nel mostrarsi anche ai suoi stessi amici e voler, in qualche modo, farcela da solo. Amici che, a tutti gli effetti, sono stati la sua unica famiglia e aiuto, questo almeno fino all’arrivo di Nathan.
“«Il giorno in cui mi avete fatto entrare nel vostro gruppo è stato il più fortunato della mia vita.» Tutti loro erano stati il suo salvagente quando aveva avuto diciassette anni e sua madre si era ammalata, e sospettava che lo sarebbero stati di nuovo prima che tutto quello fosse finito. Nathan era un’altra àncora di salvezza, di cui Shaun non poteva immaginare di stare senza. In modi che non potrebbe neppure sospettare.”
In qualche modo, infatti, Shaun aveva costruito un muro tra se stesso e tutti gli altri. Ogni volta che era con loro, metteva in pausa il lato privato della sua vita, cercando di tenere separati i suoi due mondi: quello della malattia del padre e quello leggero del relax e degli amici, pur amando ed essendo grato al gruppo.
Nathan è arrivato nella sua vita come infermiere del padre, ma è diventato presto un suo amico “fuori” dal suo cerchio, uno che sapeva già cosa stava vivendo e a cui, proprio per questo, non aveva paura di confidarsi e di dover gravare su di lui chiedendo aiuto.
Ma Nathan non è solo un infermiere, è un uomo buono di quarantatré anni che lavora sodo, prendendosi cura di tante persone, ma lui stesso avrebbe bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui. Che sia lì per lui. E Shaun è un giovane che sa come prendersi cura di qualcuno e lo fa quasi spontaneamente anche con lui.
Un libro doloroso che parla di malattia, morte e lutto, ma che mostra, allo stesso tempo, la forza dell’amicizia e dell’amore che possono aiutarti a guarire e superare il dolore.
Bello e forse meno “leggero”, proprio perché una buona parte della storia è dedicata a questo e meno alla relazione in sé che ha uno sviluppo molto slow, non per questo meno consigliato.
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