I racconti che compongono “La sofferenza del pesce rosso” tentano di dar voce a quella parte di umanità che, al giorno d’oggi, sembra essersi smarrita. In una serie di piccoli spaccati di vita non convenzionali, descritti mediante la narrazione in prima persona, i vari personaggi acquisiscono una nuova consapevolezza di sé e della propria esistenza, a volte in bilico, a volte esasperata; di qui la ricerca di una sorta di salvezza messa in discussione da una realtà assurda che cerca di sopraffare l’individuo, sempre in lotta con se stesso e con gli altri per ottenere il proprio posto nel mondo.
Una raccolta di 11 racconti: ognuno l’incastro di quello successivo.
Non mi è mai capitato una lettura strutturata in questo modo, e posso dire che non è stato affatto terribile, anzi molto interessante.
Si hanno davanti storie con in comune un solo scopo: trovare se stessi, trovare il proprio posto nel mondo.
Essere in difficoltà e non chiedere aiuto, sapendo che chiedere aiuto è la più grande forma di coraggio, è un tema che più volte esce e ogni volta si rivela in modo diverso, in tante sfaccettature.
La sofferenza si manifesta in tanti modi, a volte ce se ne accorge troppo tardi, altre si fa finta che non ci sia, altre ancora ne siamo consapevoli della sua presenza e la subiamo, come se essere vittime della propria sofferenza pone fine al dolore.
Dalla sofferenza sorgono le proprie fragilità, che vanno colte, accettate, amate.
Per noi stessi, per il nostro posto nel mondo.
I personaggi li ho trovati tutti interessanti, coinvolgenti nei loro pensieri, nelle loro azioni e reazioni.
Tutti perfettamente incastonati, come in un puzzle.
Insomma da tale lettura a sfondo costruttivo, ho estratto tante riflessioni interessanti, quindi è stato un piacere leggere questa breve raccolta e spero di leggerne altre in futuro.
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