Recensione “La sposa dell’ade” di Eleonora Fasolino

 

Ade, dio dell’Oltretomba, conduce un’esistenza placida, lontano dall’Olimpo e dai suoi intrighi. Il suo è un regno fatto di ombre, di spiriti, dove tutto finisce e fluisce. Eppure, da qualche tempo la sua serenità è turbata da una profezia. Le Moire, signore del destino, sono state chiare: l’Oltretomba è destinato alla distruzione, a meno che il suo re non lasci entrare la vita negli inferi. Confuso, il potente signore delle ombre cerca risposte. Come si fa a portare la vita nel regno dei morti? Intanto Persefone, figlia della dea del raccolto Demetra, vive con sua madre e le sue ninfe tra i campi mai spogli di una terra nascosta ai mortali, anelando a scoprire cosa nasconda il mondo esterno. Quando Ade bussa alle porte della sua casa, Persefone non immagina che quella visita cambierà per sempre la sua vita. Il dio le offre la possibilità di lasciare la dimora materna, seguirlo nell’Averno… e diventarne la regina. E lei accetta. Che cosa la aspetta, nel regno degli inferi?

 

La magica penna di Eleonora ci regala un altro magico retelling sul mito di Ade e Persefone.
Il dio degli inferi vuole salvare il suo regno, la figlia della dea Demetra sembra essere la soluzione.
Persefone, stanca di essere considerata ancora una kore, una fanciulla, vuole evadere dalla sua gabbia dorata e, quando Ade la chiede in sposa, fugge con lui lasciandosi tutto alle spalle.
Il mito viene riadattato, ricamato, incastonato di emozioni, un dio che scopre di desiderare quell’ unione:

 

“Devo averla, pensò. Voglio averla, negò di pensare”.

 

 

Una fanciulla che deve imparare ad essere tutto: una sposa e una regina di un mondo che la sorprenderà:

 

“Imparerai presto che la morte nell’Oltretomba non è che l’abito con cui sostituire quello ormai logoro dell’esistenza. Tutto è vita, in questo regno. Tutto inizia e finisce proprio qui

 

E sarà l’equilibrio fra luce e ombra, vita e morte a tormentare Ade per mantenere la stabilità di quel regno che viene considerato di serie B dagli altri dèi.

La scoperta dell’inganno che ha sancito quell’unione, la separazione, il mondo che la disperata Demetra lascia precipitare in un eterno inverno, il compromesso che farà tornare Persefone in superficie per sei mesi l’anno per ridestare la natura. La storia la conosciamo ma è proprio questa la forza dei retelling: risvegliano ricordi della nostra memoria storica, quei miti che rendevano meno noioso lo studio e li riscopriamo con un nuovo “arrangiamento” che ci fa innamorare nuovamente di loro.

Le ambientazioni vengono descritte in modo minuzioso e viene data importanza anche al risvolto psicologico dei personaggi; mi è piaciuto anche che, nel racconto, si sia menzionata la storia di Orfeo ed Euridice oltre a un originale quanto anacronistico riferimento all’Inferno dantesco. Ci sono molti spunti di riflessione che mi hanno toccato:

 

“I mortali sono così presi dal proprio passato, talvolta si ossessionano pensando al futuro, di rado assaporano il presente. Così eccoli, i loro spiriti: quando giungono qui, i rimpianti, le malinconie e i pentimenti li struggono.”

 

Ho amato alla follia “La schiava ribelle” e, ovviamente, dopo un successo di tali proporzioni, l’aspettativa era altissima; questo romanzo, pur essendomi piaciuto, non ha però eguagliato il trasporto che mi ha causato il precedente, probabilmente dettato anche dal gusto personale che preferisce i personaggi epici a quelli mitologici.

 

 

 

Anna

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