Recensione “L’angelo di Varsavia” di Lea Kampe

 

Varsavia, 1940. I nazisti isolano gli ebrei della città all’interno delle mura del ghetto. La ventinovenne Irena Sendler, assistente sociale, è disposta a tutto pur di aiutarli. Quando riesce a nascondere sotto falso nome un neonato, rimasto senza i genitori e a trovargli rifugio presso una famiglia non ebrea, quello che sembrava un semplice gesto di coraggio si rivela invece la scintilla che fa scattare una gigantesca operazione di salvataggio. Aiutata da amici e colleghi, Irena comincia a far uscire sempre più bambini dal ghetto, fornendo loro documenti falsi che possano farli passare da ariani agli occhi dei nazisti. È un’operazione rischiosa e Irena sa che, se venisse scoperta, verrebbe giustiziata. Ma non è solo per la propria vita che deve temere, ma anche per quella di Adam, il suo grande amore, che è ebreo. Il suo coraggio. La loro speranza. La vera storia di una donna che salvò migliaia di bambini ebrei durante l’Olocausto.

 

 

Storia del coraggio di una donna che salvò migliaia di bambini da morte certa.

Irena Sendler, assistente sociale, negli anni quaranta si scontra con una guerra incapace di avere sentimenti umani, dove i bimbi sono solo cavie o effetti collaterali.

La razza deve essere estinta e non importa se di mezzo ci sono donne e bambini.

La paura di quel domani che non arriverà mai, di quel domani che non porrà mai fine a questa guerra incapace di sentire emozioni.

Irena è una di quelle eroine che, incuranti delle conseguenze, ha mantenuto il suo lato umano e ha creato un futuro salvando parecchi bimbi.

Una storia di coraggio, di amore, di salvezza, di speranza.

Una lettura che per i temi trattati non è così scorrevole, ti soffermi spesso a prendere il respiro, a immaginare quelle situazioni inverosimili e ti ritrovi lì, a vagare nei ghetti luridi, a percorrere quelle strade di sangue e di urla, in quell’ambiente dove l’umanità è solo un miraggio.

Una lettura intensa e commovente.

 

 

Anna

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