“Questa non è solo la mia storia, è la storia di chiunque abbia perso un amico a quattro zampe.”
Come superare e affrontare la perdita del proprio animale o come prepararsi al loro addio sul Ponte dell’arcobaleno? E perché si parla così poco del dolore provato da chi ha perso il proprio amico?
Ho iniziato a pormi queste domande dopo che il mio piccolo Zeus mi ha lasciato.
Per gli altri era solo “il cane di Marco”, per me era semplicemente famiglia.
Ho provato in prima persona quanto fosse difficile fronteggiare e superare questo buio momento. Ho sperato egoisticamente che fosse un sentimento che sarebbe passato, ma non lo è stato.
La morte di un animale domestico è un evento traumatico, la propria vita viene stravolta e l’elaborazione del lutto per la loro scomparsa è una strada ardua da seguire.
“Lettera a Zeus” è proprio la storia del mio percorso: questo romanzo autobiografico ripercorre il legame indissolubile che si crea e la devastante tristezza che si prova quando quella connessione viene inesorabilmente spezzata. Ma non è solo un racconto su perdita e malinconia, bensì amore, adozioni e rinascita.
E’ un tributo commovente a un compagno peloso che ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore di chi lo ha vissuto. Una storia come tante: semplici gesti di creature pure e innocenti che cambiano inesorabilmente la propria vita prima di andare oltre il ponte dell’arcobaleno e lasciare un vuoto incolmabile.
Una storia che offre conforto, comprensione e speranza lungo il tortuoso cammino del lutto e della lenta guarigione.
Il racconto ruota attorno ad una lettera dedicata a Zeus, sulla quale viene sviluppata la vita dell’autore e del suo cane offrendo analisi approfondite e riflessive sul legame unico tra gli animali e gli esseri umani e il percorso intrapreso per superare il dolore e affrontare le paure per la loro scomparsa.
Un viaggio tra presente e passato lungo gli avvenimenti.
Il libro è adatto come lettura personale o per offrire conforto come regalo ad amici e parenti.
Avevo veramente timore a leggere questo libro. Chi non ha perso un animale non se ne può rendere conto. Quell’animale è un membro della famiglia, qualcuno su cui fare sempre affidamento nei momenti di gioia così come in quelli di tristezza.
Se, prima di leggerlo, ero sicura che avrei pianto, alla fine posso assicurarvi di aver proprio singhiozzato. Terminata la lettura, mi sono avvicinata al mio gatto e l’ho accarezzato, prendendo subito il consiglio dell’autore di non sottovalutare l’importanza dei piccoli gesti.
Quest storia racconta l’amore e la felicità dati un animale di compagnia in grado di stravolgere la vita solo in meglio, per sé e per chi ci sta intorno.
La tipologia di narrazione scelta dall’autore passa dal realismo del post-lutto, dove percepisci ogni attimo con estrema lentezza e chiarezza, al momento subito prima dell’addio, dove la mente si rifugia nella fantasia perché impossibilitata ad accettare la fine che, seppur prevedibile, non accettiamo mai del tutto.
È vero che, chi non ci è passato non può capire. Il dolore è talmente grande che resta per sempre, nonostante attutito, ma il gioco vale la candela. Una sofferenza simile è accettabile e sopportabile, perché è talmente tanto che questi animali ci regalano ogni giorno, che privarsene sarebbe peggio.
Si dice che “è meglio amare e aver perso che non aver amato affatto”, ed è vero.
Grazie Marco per averne parlato, grazie per non aver dato per scontato quanto sia bello e brutto insieme. Mi hai devastata, ma grazie lo stesso.
Vi auguro una splendida vita.
Lascia un commento